Si sottopone a visita annuale solamente il 25% dei pazienti diabetici. È necessario uno sforzo congiunto di diabetologi e oculisti per la aumentare diagnosi precoce
Oggi in Italia la retinopatia diabetica (RD) interessa oltre un milione di persone; un trend in crescita dovuto sia alla diagnosi tardiva di diabete tipo 2 (quando le complicanze, tra cui la retinopatia, sono già manifeste), sia alle difficoltà organizzative di eseguire uno screening specifico per questa problematica. L’esame del fondo oculare andrebbe eseguito al momento della diagnosi di diabete T2 e, in caso di esito negativo, una volta ogni due anni; nel diabete T1 cinque anni dopo la diagnosi e successivamente una volta all’anno. Malgrado le linee guida, secondo i dati dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) solo il 25% dei soggetti diabetici viene sottoposto allo screening annuale per la retinopatia. Ad aumentare questa percentuale potrebbe contribuire la retinografia, esame che, rispetto al fundus oculi, presenta alcuni vantaggi: può essere eseguito da un operatore addestrato (non necessariamente un medico) e non richiede la dilatazione della pupilla.
Proprio per fare il punto su come migliorare il controllo della RD, soprattutto favorendone la diagnosi precoce, diabetologi e oftalmologi si sono dati appuntamento a Roma, il 27e 28 ottobre 2018, in occasione del convegno promosso da AMD: “La microangiopatia diabetica: focus on retinopatia diabetica”.
“La retinopatia diabetica è la più importante complicanza oculare del diabete mellito e almeno un terzo dei diabetici presenta RD più o meno grave”, evidenzia Franco Tuccinardi, responsabile scientifico dell’evento, Direttore UOC Diabetologia Ospedale di Formia. “Gli studi epidemiologici ci dicono che le complicanze della retina rappresentano la più comune causa di cecità negli adulti in età lavorativa. La prevenzione di questo problema, quindi, è cruciale e può essere perseguita grazie a un buon controllo della glicemia, ma soprattutto attraverso lo screening: nei Paesi che lo hanno attuato in modo sistematico, infatti, la cecità dovuta a RD si è ridotta drasticamente. Uno strumento molto utile, in tal senso, è il retinografo che, sfruttando la registrazione digitale dell’immagine ottenuta senza midriasi (dilatazione della pupilla), ne consente la trasmissione e la refertazione a distanza. Nel corso di questo convegno, che si inserisce nel progetto ‘Sharing Events’, eventi che vedono la collaborazione di AMD con professionisti di altre aree terapeutiche, è previsto un corso teorico pratico per spiegare ai diabetologi l’utilizzo di questo strumento”.
“Evidenze internazionali e studi condotti in Italia hanno dimostrato la piena efficacia di programmi di prevenzione secondaria attraverso la telemedicina, dotando le strutture di base di un retinografo e ricorrendo alla tele refertazione differita da parte dell’oftalmologo”, spiega Domenico Mannino, Presidente AMD. “In questo modo, oltre a un sensibile contenimento dei costi, si possono garantire il raggiungimento e il monitoraggio della quasi totalità della popolazione diabetica, sicuramente raddoppiando, se non triplicando i numeri attuali relativi ai pazienti che si sottopongono a screening per la RD”.
“Il mancato screening della retinopatia diabetica e la sua inadeguata gestione, in assenza di un’adeguata risposta organizzativa, condurrà a un aumento dei casi di riduzione della capacità visiva fino alla perdita della vista”, illustra Riccardo Candido, Consigliere nazionale AMD e responsabile scientifico dell’evento. “Prima ancora di arrivare a questo esito estremo, la RD è già una problematica molto invalidante, che impatta sulla quotidianità del paziente, con conseguente crescita dei costi diretti, dovuti alla gestione della patologia e indiretti, dovuti alle giornate lavorative perse o al pensionamento precoce. Si stima che nel periodo 2015-2030 questa malattia produrrà un aggravio di costi pari a 4,2 miliardi di euro”.
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile