Nel 2020 si prevede che il mercato globale dei trattamenti per il dry eye raggiungerà i € 5,47 miliardi di dollari e sarà molto più competitivo di quello attuale.
Considerando le opzioni di trattamento attualmente disponibili e il processo di affinamento delle tecniche diagnostiche, esiste ancora spazio per lo sviluppo di nuove terapie, come ha dichiarato al congresso 5th EuCornea Congress (Londra 12 – 13 Settembre 2014) la dott.ssa Stephanie Watson del Save Sight Institute di Sydney, Australia.
Negli ultimi 10 anni negli Stati Uniti ben 14 aziende non sono riuscite ad ottenere l’approvazione della FDA (Food and Drug Administration) per i loro prodotti, mentre in parallelo hanno raggiunto il loro obiettivo in Europa ed Asia. Negli USA il principale ostacolo alle approvazioni è stato costituito dalle difficoltà connesse a realizzare appropriati studi clinici sul dry eye. Tali difficoltà scaturiscono principalmente dal fatto che il dry eye include una varietà di condizioni, caratterizzate da sintomi differenti e spesso segni e sintomi non sono correlati (vedi Un nuovo approccio al dry eye Michael A. Lemp (English text)). Inoltre il dry eye può essere una manifestazione di varie patologie sistemiche, per cui la popolazione da trattare risulta essere estremamente eterogenea. Questa situazione ha spesso spinto le aziende a tagliare i costi di sviluppo e a proporre riformulazioni di prodotti esistenti.
Probabilmente una spinta innovativa verrà dal consolidarsi delle conoscenze relativi alla componente infiammatoria di questa patologia, che è alla base di innumerevoli pipeline di prodotto attualmente in progress, specie per quanto concerne farmaci steroidei e non steroidei
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile