Quali le raccomandazioni e le cautele da adottare nel sottoporre a vaccinazione coorti di pazienti oftalmici che, per patologia o terapia, presentano problematiche sul piano del profilo autoimmune.
Lâepidemia da COVID-19 ha sconvolto la vita della popolazione di tutto il mondo, causando ormai milioni di morti, e la vaccinazione per immunizzare contro il virus Sars-Cov-2 rappresenta al momento attuale lâunica via da percorrere per ricondurre le nostre comunitĂ agli standard normali di attivitĂ e interazione sociale.
Quali sono, tuttavia, le raccomandazioni e le cautele da adottare nel caso di pazienti affetti da patologie oculari infiammatorie e/o malattie autoimmuni? A questa interessante tematica è dedicata una ricerca di recentissima pubblicazione.
Ophthalmological Considerations for COVID-19 Vaccination in Patients with Inflammatory Eye Diseases and Autoimmune Disorders.
Chau, C.Y.C., Chow, L.L.W., Sridhar, S. et al.
Ophthalmol Ther (2021).
Sono, purtroppo, disponibili dati molto limitati sulla somministrazione dei vaccini anti-Covid ai pazienti con patologie oculari infiammatorie o immunosoppressi, in buona parte per lo specifico modello di trial che si è dovuto adottare. Tipicamente i tempi di sviluppo di un vaccino sono dellâordine di 10-15 anni, ma lâemergenza pandemica ha imposto un nuovo modello di sperimentazione clinica, con piattaforme flessibili, caratterizzate da una time-line accelerata, con fasi cliniche svolte in combinazione o parziale sovrapposizione. Da qui la mancanza di studi di farmacovigilanza e di specifiche linee guida per sotto-popolazioni di pazienti.
I pazienti farmacologicamente immunosoppressi costituiscono in corso di pandemia un gruppo significativo di pazienti vulnerabili di delicata gestione per gli oculisti. Se la terapia immunosoppressiva o i trattamenti immunomodulatori, necessari al controllo dellâinfiammazione, possono diventare causa di comorbiditĂ e rendere problematica la somministrazione dei vaccini, ridurli o interromperli può indurre recidive della patologia oculare trattata, con gravi conseguenze in termini di compromissione della funzione visiva e della qualitĂ della vita, come è stato osservato nei pazienti affetti da uveite, sin dallâinizio della pandemia.
Sono, dunque, due le questioni principali da affrontare:
1. La relazione tra il sistema immunosoppresso e gli esiti dellâinfezione da SARS-Cov-2. Si potrebbe ipotizzare che gli individui immunosoppressi siano a maggior rischio di infezione. Tuttavia esistono evidenze cliniche che proprio i pazienti immunocompromessi (come i pazienti con HIV oppure i pazienti che hanno ricevuto un trapianto dâorgano) hanno in genere una forma di Covid asintomatica o blanda. Lâimmunosoppressione potrebbe, quindi, attenuare lâiper-infiammazione che nel Covid-19 è il driver principale del danno dâorgano. Dâaltra parte non si può trascurare che lâattenuazione della immunitĂ antimicrobica può accrescere la carica virale e lâinfiammazione, quindi la severitĂ della malattia da Sars-Cov-2.
2. Il sistema immunitario soppresso può compromettere, inoltre, lâimmunogenicitĂ del vaccino, cioè la sua capacitĂ di promuovere la reazione anticorpale.
A proposito della tempistica delle vaccinazioni la maggior parte degli studi su pazienti con patologie reumatiche infiammatorie su base autoimmune sono stati condotti su pazienti in stadio di quiescenza, quindi mancano ancora i dati per coloro che hanno la malattia attiva in forma moderata o severa.
Per un timing ottimale delle vaccinazioni medici e oculisti dovranno anche essere consapevoli della possibilità di ADE (Antibody-Dependent Enhancement), cioè il potenziamento anticorpo-dipendente, dovuto a pre-esistenti patologie oculari di natura infiammatoria.
Questi complessi aspetti di valutazione dei pazienti possono essere approfonditi nel testo integrale della ricerca accessibile attraverso questo link.
Buona lettura
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Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile