Da anni la Cheratite da Acanthamoeba riceve l’attenzione del mondo scientifico oftalmico. Un contributo significativo riguardante sia l’epidemiologia che il trattamento farmacologico di questa rara e debilitante infezione corneale è dato dallo studio dal titolo “Acanthamoeba keratitis therapy: time to cure and visual outcome analysis for different anti-amoebic therapies in 227 cases”, di prossima pubblicazione sulla prestigiosa rivista oftalmica internazionale “British Journal of Ophtalmology “. Questo studio presenta la casistica più numerosa mai pubblicata ed è il risultato di una stretta collaborazione tra SIFI, il Moorfields Eye Hospital di Londra e l’Ospedale San Raffaele di Milano.
Obiettivo della ricerca era quello di verificare l’efficacia terapeutica delle varie terapie “off label” utilizzate presso i due centri di riferimento europei di Londra e Milano e di fornire importanti informazioni sul “burden” associato a questa malattia.
I dati dello studio indicano che la combinazione di PHMB (Poliexametilene Biguanide) con una diamidina è l’opzione di trattamento iniziale più utilizzata e che una percentuale rilevante di pazienti necessita di una modifica della terapia durante il decorso della malattia. Lo studio dimostra inoltre che le varie opzioni terapeutiche utilizzate consentono di ottenere risultati sovrapponibili e non sempre soddisfacenti. Inoltre per un certo numero di pazienti è necessario ricorrere al trattamento chirurgico per la completa guarigione. I dati dello studio suggeriscono inoltre che il PHMB, quando utilizzato da solo (monoterapia), risulta essere la migliore opzione terapeutica nel trattamento di questa rara patologia oculare. La conferma di questa indicazione potrebbe arrivare dalla conclusione della sperimentazione clinica di Fase III, sostenuta da SIFI ed attualmente in corso.
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Cheratite da Acanthamoeba e terapia medica
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile