Le maculopatie e gli ultimi sviluppi della terapia medica sono al centro della nostra intervista alla dott.ssa Monica Varano, Responsabile del Servizio di Retina Medica dell’IRCCS Fondazione Bietti, uno degli opinion leader italiani più qualificati in ambito Retina medica.
[caption id="attachment_751" align="alignleft" width="300" class=" "] Degenerazione maculare colloide[/caption]
Dobbiamo aspettarci novità sul piano farmacologico, anche connesse all’approvazione a fine 2012 da parte dell’EMEA dell’utilizzo nei paesi europei dei farmaci VEGF-Trap, come Aflibercept (approvato alla dose raccomandata di 2 mg per una somministrazione a mesi alterni dopo la fase di carico)?
Sicuramente l’Aflibercept rappresenta un farmaco molto interessante. Il risultato di studi di confronto a un anno ha dimostrato che l’efficacia e sicurezza di Aflibercept (EYLEA), iniettato ogni 2 mesi dopo la dose di carico.
Questo schema terapeutico, più programmabile e che richiede un monitoraggio meno stretto, potrebbe essere meno gravoso per paziente, accompagnatori e oftalmologo, soprattutto in un momento storico in cui i centri che si occupano di maculopatie sono sopraffatti da un’enorme mole di pazienti che devono essere monitorati e ritrattati continuamente.
Quali sono a lungo termine le prospettive dei pazienti in trattamento intravitreale, innanzitutto sul piano clinico?
I dati a nostra disposizione sul trattamento a lungo termine dimostrano, per le caratteristiche della malattia, la necessità di continuare il monitoraggio attento anche dopo il secondo anno e di dover ritrattare al bisogno il paziente, altrimenti si è dimostrata la possibilità di decremento visivo.
Per quanto concerne la sicurezza, iniezioni ripetute di Ranibizumab si sono dimostrate ben tollerate per un periodo superiore ai 4 anni.
[caption id="attachment_752" align="alignright" width="300" class=" "] Degenerazione maculare essudativa[/caption]
Che ne pensa della posizione ufficiale della SOI a sostegno dell’utilizzo off-label degli intravitreali nei giovani pazienti affetti (oltre 1 milione solo in Italia) da maculopatia miopica versus terapia fotodinamica on-label?
Il caso della neovascolarizzazione del soggetto miope è molto particolare perché ci sono tante evidenze portate dalla letteratura assolutamente tutte concordi che la terapia con anti-VEGF è superiore alla terapia fotodinamica (che è quella attualmente riconosciuta per questa indicazione) che al momento, anche in assenza di risultati di evidenze scientifiche più importanti, (trials clinici randomizzati controllati-RCT) l’utilizzazione di anti-VEGF off label (Bevacizumab, Ranibizumab) è assolutamente consigliabile.
Un brevissimo accenno al razionale della terapia nutrizionale, in particolare con riferimento al caso dell’occhio controlaterale in pazienti già affetti dalla forma umida, ne condivide l’impiego?
Mi sento di condividerlo. Le evidenze sull’efficacia della supplementazione di vitamine e minerali antiossidanti sono state dimostrate dallo studio AREDS. La supplementazione di tipo AREDS I ha dimostrato di ridurre del 25% il rischio di sviluppare la forma avanzata di DMLE in persone con rischio intermedio di malattia o con DMLE avanzata. In un piccolo studio multicentrico condotto in Italia qualche hanno fa (studio Carmis) pazienti trattati con luteina 10 mg, zeaxantina 1 mg, astaxantina 4 mg, vitamina C 180 mg, vitamina E 30 mg, zinco 22,5 mg, rame 1 mg, sono stati più propensi a riferire stabilizzazione clinicamente significativa e/o miglioramenti in acuità visiva, sensibilità al contrasto ed inoltre una disfunzione selettiva nella retina centrale (0 gradi -5 gradi), misurata con Erg multifocale, risultava migliorata a 12 mesi rispetto ai soggetti non trattati.
[caption id="attachment_753" align="alignleft" width="300" class=" "] Degenerazione maculare essudativa[/caption]
Una supplentazione di luteina è risultata protettiva nei riguardi della malattia, secondo i recenti risultati dello studio AREDS2 riportati recentemente al congresso ARVO, tenutosi a Seattle. Esattamente nello studio AREDS2, l’aggiunta di DHA/EPA o luteina/zeaxantina alla formulazione AREDS originale (che conteneva betacarotene) non ha avuto effetto complessivo aggiuntivo sul rischio di AMD avanzata. Tuttavia, i partecipanti che hanno preso la formulazione AREDS contenente luteina zeaxantina e non beta-carotene hanno avuto un leggero riduzione del rischio di AMD avanzata, rispetto a quelli che hanno preso la formulazione AREDS con beta-carotene (peraltro risultata pericolosa per gli ex-fumatori per il rischio di carcinoma polmonare). Inoltre, per un sottogruppo di partecipanti con livelli molto bassi di luteina/zeaxantina nella loro dieta, l’aggiunta di questi supplementi alla formulazione AREDS ha contribuito a ridurre il loro rischio di AMD avanzata.
Un’ultima domanda connessa ad un tema di cui si è occupata di recente: la sensibilità maculare valutata attraverso la Microperimetria nelle varie maculopatie, in particolare la sensibilità maculare in pazienti con fori lamellari, vuole sintetizzare per noi gli ultimi progressi della conoscenza scientifica in materia?
La Microperimetria è un esame che offre la possibilità di effettuare uno studio della fissazione (stabilità e localizzazione) e della soglia di sensibilità retinica attraverso la visualizzazione diretta in tempo reale del fondo oculare. È un esame diagnostico molto utile in alcuni tipi di patologie maculari a carattere degenerativo o distrofico e di fondamentale importanza nella gestione delle patologie che interessano l’interfaccia vitreo-retinica (cellophane, pucker, pseudofori e fori maculari). Viene prevalentemente utilizzata allo scopo di monitorare una malattia, di controllare i risultati di una terapia, per ottenere un approccio morfofunzionale comparato con l’OCT. Recentemente abbiamo valutato la sensibilità maculare di pazienti con foro maculare lamellare con la microperimetria per esplorare la relazione fra la funzione maculare, le caratteristiche anatomiche del foro lamellare e lo stato vitreale.
Questo studio ha dimostrato che l’acuità visiva e sensibilità retinica sono ridotti nel foro lamellare e che tale riduzione non è correlata né al diametro, né allo spessore foveale residuo lamellare. Viceversa, la riduzione della sensibilità retinica sembra essere influenzata dalla profondità del difetto. Inoltre, la funzione maculare alterata è più pronunciata negli occhi con anomalie dello strato esterno della retina.
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile