Questa review, dopo una rapida panoramica sulla evoluzione della normativa italiana in materia di test di guida, propone un esame approfondito dei parametri visivi che la legislazione più recente ha individuato come requisiti necessari al rilascio e rinnovo della patente di guida.
Durante questi anni le caratteristiche, le potenzialità e la pericolosità degli autoveicoli sono notevolmente cambiate. Allo stesso modo, c’è stata un’evoluzione dei requisiti fondamentali per conseguire e rinnovare la patente di guida.
I requisiti visivi stanno assumendo un ruolo sempre più predominante, infatti, secondo Hills1 il 90% delle informazioni necessarie per condurre un autoveicolo sono di tipo visivo.
La sicurezza sulla strada, quindi, non dipende solo dall’idoneità psicologica, dalle abitudini di comportamento e dal tempo di reazione del conducente, ma è strettamente legata anche alla funzione visiva2-5. L’importanza dell’apparato visivo è sottolineata anche dall’analisi dei dati Istat sulla distribuzione degli incidenti durante l’arco della giornata6.
Con le precedenti leggi, nel nostro Paese, era sufficiente dimostrare di possedere una buona acuità di risoluzione per conseguire il rilascio o il rinnovo della patente di guida. In seguito si è reso necessario valutare l’integrità del campo visivo, soprattutto nella sua estensione orizzontale, allo scopo di verificare la capacità del guidatore di percepire un ostacolo che compare improvvisamente ai lati dello sguardo.
Se acuità visiva e campo visivo sono prerogative necessarie ad una guida sicura non sono, tuttavia, da sole sufficienti a garantire una guida corretta ed a cercare di salvaguardare la vita del guidatore, dei passeggeri e degli altri frequentatori delle strade. Si è constatato, infatti, che è di fondamentale importanza possedere un’integrità di tutto il sistema visivo e per questo ai già citati requisiti visivi i candidati al rilascio/rinnovo della patente di guida vengono ora sottoposti alla valutazione di altre funzioni psicofisiche tradizionalmente relegate in secondo piano:
Per le modalità di esecuzione dei test e i requisiti visivi necessari si rimanda all’allegato A del decreto legislativo n. 59 del 18 aprile 2011, in attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 99 del 30-4-2011 e alla tabella 1.
Acuità visiva
Definita come la capacità dell’occhio di risolvere e percepire dettagli fini di un oggetto, dipende direttamente dalla nitidezza dell’immagine proiettata sulla retina8.
Viene misurata adoperando la migliore correzione visiva utilizzando un ottotipo classico ed è riportata in decimi.
In caso di ametropia, la correzione più semplice è affidata agli occhiali, che debbono essere di buona qualità, non colorati se non in caso di lente da sole e provvisti di una efficace schermatura UV (soprattutto UV-B), anche se, ultimamente, le lenti a contatto (L.A.C.) sono sempre più utilizzate, specialmente nei pazienti più giovani e dinamici. Gli occhiali non offrono correzioni perfette per le ametropie elevate, incontrano difficoltà nella correzione di anisometropie (differenze elevate fra i due occhi), campo visivo ridotto, tridimensionalità non sempre perfetta, problemi di adattamento alle lenti (figura 1).
Le LAC offrono correzione potenzialmente perfetta e molto ‘naturale’ con campo visivo esteso, anche se necessitano di una manutenzione accurata, sono un fattore di rischio per le cheratiti e non sono ben tollerate soprattutto dai pazienti che soffrono di allergie e occhio secco9-10.
Campo visivo
Altro requisito indispensabile è la valutazione dell’estensione del campo visivo bilaterale: nella guida di un veicolo, ma anche per il pedone nel traffico, avere un campo visivo statico e dinamico di estensione ‘normale’ è assolutamente indispensabile (figura 2).
Infatti, come accennato prima la maggior parte degli incidenti si verificano nel traffico e un campo visivo integro ci permette di individuare un pericolo laterale senza distogliere lo sguardo dal punto di fissazione9.
Sensibilità al contrasto
La sensibilità al contrasto è una misura della quantità minima di contrasto necessaria per riconoscere un oggetto in esame. Il test è in grado di identificare disfunzioni visive molto precoci, anche quando l’acuità visiva è normale con il test di Snellen.
Essa è una funzione dell’apparato visivo di primaria importanza nella vita quotidiana e soprattutto dietro al volante. Benché molte stimolazioni durante la guida riguardino oggetti ad alto contrasto (la segnaletica stradale), le condizioni climatiche od ambientali e l’opacizzazione del parabrezza in seguito all’accumulo di detriti, insetti ed umidità possono ridurre drasticamente il contrasto delle immagini (figura 3). Per questo la sensibilità al contrasto si è rivelata un indicatore molto sensibile della prestazione visiva alla guida di un autoveicolo9-13.
Recentemente, l’effetto della riduzione della sensibilità al contrasto è stata documentata mediante la simulazione di un velo di acqua salata sul parabrezza dell’auto14. In queste condizioni, molto frequenti alle nostre latitudini nei periodi invernali, l’effetto additivo di un deficit intrinseco della sensibilità al contrasto può essere potenzialmente molto pericoloso, soprattutto se il guidatore in questione è anziano e dimostra un rallentamento dei tempi di reazione.
La capacità di distinguere stimoli stazionari o transienti con una bassa differenza di luminanza o di reflettanza rispetto all’ambiente circostante è, dunque, un requisito fondamentale per l’abilitazione alla guida.
Sensibilità all’abbagliamento
La sensibilità all’abbagliamento è definita come la capacità di vedere dopo essere stati abbagliati. A fianco del monitor ci sono due luci abbaglianti orientate verso il soggetto da esaminare per simulare i fari di un auto frontale. La luce forma un angolo di 30 gradi rispetto al soggetto. I fari emettono una luce molto intensa per 60 secondi durante i quali viene chiesto al soggetto di leggere e riconoscere le lettere. Durante la guida non è difficile essere abbagliati dalla luce solare che riflettendosi su una superficie piana (acqua, neve, manto stradale umido, parabrezza) crea dei fastidiosi riflessi, alterando la percezione delle forme, dei colori e dei contrasti.
L’abbagliamento, tradizionalmente distinto in abbagliamento con disconforto (discomforting glare, la cui gravità è difficilmente quantificabile) ed abbagliamento con riduzione della performance visiva, può essere aggravato da fattori quali l’opacizzazione dei mezzi diottrici (in particolare la cataratta) ed il successivo impianto della lente intraoculare15,16 ed in generale dall’età avanzata9,10,17,18.
È noto che le persone affette da cataratta (figura 4) oltre ad avvertire una riduzione dell’acuità visiva, riduzione del contrasto, riferiscono di notte un disconfort alla guida per la presenza di aloni luminosi intorno ai fari.
Le tecniche si basano sul confronto tra la misura della soglia di ricognizione in assenza ed in presenza di una fonte di luce abbagliante (per cui la suscettibilità all’abbagliamento è proporzionale all’entità di questa discrepanza) e differiscono tra loro per le caratteristiche del target, della fonte di luce abbagliante e per i valori di luminanza adottati ?’¹?.
Tempo di recupero dopo abbagliamento
Questo valore esprime l’intervallo di tempo necessario a recuperare una visione sufficiente dopo essere stati abbagliati. Un occhio per volta viene abbagliato da vicinissimo attraverso una fonte luminosa per dieci secondi, si elimina la fonte luminosa, si presentano le lettere al monitor e si chiede di riconoscerle.
Si tratta di un aspetto cruciale per giudicare l’idoneità alla guida in quanto sono numerose le fonti abbaglianti durante la conduzione di un veicolo: si pensi ai fari delle altre vetture od all’uscita da un tunnel9. Un prolungato tempo di recupero all’abbagliamento rappresenta dunque un pericolo. ”.
È noto che il tempo di recupero dopo abbagliamento aumenta con l’età9,19,20. Schieber20, ad esempio, ha mostrato che questa latenza per stimoli sovrasoglia a basso contrasto in un gruppo di soggetti anziani (età: 65-74 anni) è tre volte più alto rispetto ad un campione più giovane (età: 18-24 anni) (2142 msec. vs 790 msec.). È da sottolineare che questo aumento si è verificato nonostante nel gruppo più anziano i livelli di contrasto degli stimoli da riconoscere fosse stato aumentato di 0.1 unità logaritmiche oltre il livello adottato per l’altro gruppo, onde evitare che la ben nota riduzione della sensibilità al contrasto con l’età potesse influenzare il risultato. Gli autori concludono che dopo abbagliamento i guidatori più anziani perdono il contatto visivo con stimoli a basso contrasto per più di 2 secondi.
Visione crepuscolare
L’adattamento al buio è il fenomeno per cui il sistema visivo (pupilla, retina e corteccia occipitale) si addatta alla riduzione della luminosità. Si esegue in una sala oscurata, lo schermo del monitor è anch’esso scuro e si chiede di riconoscere le lettere. È facile intuire che questa funzione visiva è di fondamentale importanza per poter individuare pedoni autoveicoli fermi per avaria o altri ostacoli e avere il tempo sufficiente per fermarsi o deviare (figura 5).
Le conseguenze di un deficit della sensibilità al contrasto possono essere aggravate non solo da un’aumentata suscettibilità all’abbagliamento, ma anche da condizioni di scarsa illuminazione. A questo proposito è appurato che in molte strade rurali provviste di scarsa illuminazione i risultanti valori di contrasto ambientale rientrano tra quelli spesso trovati deficitari nella popolazione più anziana20.
A questi aspetti ambientali e fisiologici che più di tanto non sono modificabili si possono aggiungere condizioni patologiche tali da ridurre ulteriormente la capacità visiva in condizioni crepuscolari o scotopiche, come la cataratta o, più raramente, la retinosi pigmentosa. I pazienti affetti da cataratta in particolare possono dimostrare una notevole discrepanza tra l’acuità visiva al buio od alla luce del sole21, mentre è addirittura patognomomica della retinosi pigmentosa una scarsa sensibilità al buio, cui si associa nelle fasi avanzate della malattia una gravissima contrazione del campo visivo.
Considerando questi peculiari aspetti nei requisiti richiesti per l’idoneità alla guida nelle ultime normative la commissione esaminatrice può dichiarare idoneo il soggetto alla sola guida diurna.
Interazioni tra parametri visivi
Dopo aver analizzato singolarmente il razionale di ogni requisito visivo è facile intuire come queste funzioni non siano tra loro indipendenti, ma piuttosto si influenzino a vicenda. Un esempio di ciò è quello fornito da Bachman14. Il risultato di una perdita di contrasto può essere grandemente potenziato dall’effetto abbagliamento indotto dal sole o dalla subitanea comparsa di una fonte di luce che, diretta verso il guidatore, si risolve in un importante fenomeno di diffrazione; questa perdita di contrasto può inoltre essere peggiorata da un lento recupero dopo abbagliamento.
Per comprendere ancora meglio l’importanza dei suddetti requisiti psicofisici riportiamo il seguente esempio: un conducente sta guidando una macchina a 100 Km/h e all’improvviso percepisce un pericolo, considerando che il tempo di reazione si aggira tra i 7-10 decimi di secondo, il conducente prima di mettere il piede sul freno fa circa 20 metri. Lo spazio di frenata, che varia in base allo stato di efficienza del veicolo, mediamente è di circa 40 metri. Quindi l’auto in oggetto si fermerà dopo circa 60 metri dalla percezione del pericolo. Se il sistema visivo, però, non ci permette di percepire istantaneamente il pericolo per ogni secondo in più l’auto avrà percorso circa 27.8 metri: la lunghezza di circa tre tir, uno spazio infinito.
Conclusioni
La sicurezza stradale dipende in modo preponderante da una performance visiva efficiente, ciò spiega il recente focus normativo sui requisivi visivi di idoneità alla guida
Inoltre, bisogna sottolineare che la nuova direttiva vigente dispone che il certificato degli esami di recente introduzione possa essere refertato dallo specialista oculista non solo di strutture pubbliche.
A questo punto sorgono spontanee alcune osservazioni:
- I medici monocratici hanno le strumentazioni appropriate ad effettuarli?
- Le ASL si sono adeguate alle normative vigenti?
- Questi test saranno realmente eseguiti dai candidati?
- E, in ultimo, quale dovrebbe essere il giusto costo del “pacchetto rinnovo patente”, poiché non è difficile navigando su internet incontrare offerte a poche decine di euro?
Se si pensa che il 59,13% degli incidenti stradali è da imputare direttamente o indirettamente ad alterazioni delle funzioni visive allora si comprende bene che queste domande sono del tutto lecite per tutelare la propria sicurezza e quella altrui.
Prof. Nicola Pescosolido
Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, Respiratorie, Nefrologiche e Geriatriche”.
Facoltà di Medicina e Odontoiatria
Università di Roma “Sapienza”
Dott. Francesco Parisi
Dipartimento Organi di Senso
Facoltà di Medicina e Odontoiatria
Università di Roma “Sapienza”
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Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile