Sindrome di Sjögren

cellule staminali come possibile strategia terapeutica?

La sindrome di Sjögren (SS) è una patologia infiammatoria sistemica, cronica e di natura autoimmune. Questa malattia potenzialmente può colpire ogni organo o sistema dell’organismo, come il sistema respiratorio, urinario o gastrointestinale. Tuttavia, le ghiandole esocrine, come quelle salivari e lacrimali, sono quelle maggiormente colpite dalla malattia. La disfunzione di queste ghiandole comporta una seria condizione di secchezza sia agli occhi (xeroftalmia), causando a sua volta la sindrome dell’occhio secco (dry eye disease – DED), che alla bocca (xerostomia).

Le manifestazioni più frequenti di questa patologia autoimmune, oltre alla secchezza degli occhi e della bocca, comprendono:

-rossore e dolore della superfice oculare;

-infiltrati linfocitari nelle cellule delle ghiandole colpite;

Clinicamente, la SS viene definita primaria, se è l’unica patologia che interessa il soggetto affetto; secondaria se si manifesta insieme ad altre malattie del sistema immunitario, come l’artrite reumatoide o il lupus sistemico eritematoso.

Studi epidemiologici hanno messo in evidenza che la SS,  la cui prevalenza totale è intorno allo 0,01%-0,06% della popolazione, compare nelle donne di mezza età con una frequenza di 10 volte maggiore rispetto agli uomini.

Nuove prospettive di trattamento con le cellule staminali?

Le cause scatenanti della SS rimangono ancora da chiarire e i meccanismi molecolari alla base di questa non sono ancora del tutto noti, ad eccezione del fatto che un’alterazione dell’equilibrio del sistema immunitario innato e adattivo è alla base della comparsa della SS. Ad oggi, non esiste una strategia terapeutica risolutiva della sindrome di Sjögren, ma una recente ricerca pubblicata su Stem Cells International, pare aprire nuove prospettive di trattamento grazie all’uso di cellule staminali mesenchimali (CSM). Le CSM rappresentano una tipologia di cellule staminali che naturalmente hanno grandi capacità di differenziazione in diversi tipi cellulari. Queste, infatti, riescono a differenziarsi in cellule delle ossa (osteoclasti), in cellule del tessuto adiposo (adipociti) o ancora in cellule che costituiscono il tessuto cartilagineo (condrociti). L’interesse dei ricercatori per questa linea cellulare staminale per la cura di alcune patologie nasce dal fatto che le CSM in vitro hanno una capacità proliferativa molto veloce e una forte attività immuno-modulatoria, prestandosi pertanto bene come possibili strategie terapeutiche alternative. Inoltre, studi hanno mostrato che le MSC hanno un’elevata capacità di differenziazione in cellule dell’epitelio salivare, rispristinando così la funzionalità persa conseguente alla patologia autoimmunite. Questi dati, dunque, confermano che il loro uso potrebbe essere una valida alternativa terapeutica, priva tra l’altro di effetti collaterali avversi.

Pertanto, in un futuro non troppo lontano, la sperimentazione clinica a più ampio raggio potrebbe confermare il ruolo terapeutico delle MSC nella sindrome di Sjögren.

Fonte

Chen W et al. Mesenchymal Stem Cells in Primary Sjögren’s Syndrome: Prospective and Challenges. Stem Cells International (2018)

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile