In condizioni fisiologiche, il globo oculare è protetto e coperto da una comunità di microrganismi non patogeni, il microbioma oculare. Tuttavia, in caso di trauma penetrante, casuale, chirurgico o associato ad iniezione associato ad iniezione, la lesione che si genera può facilitare la migrazione di questi microrganismi all’interno dell’occhio stesso, con seguente esito infettivo. Basta pensare che fino all’82% dei casi di endoftalmite post-cataratta sono causati dalle stesse comunità microbiche che popolano l’occhio, stima che sottolinea il bisogno di conoscere e monitorare la distribuzione di tali microrganismi oculari e la loro eventuale resistenza agli antibiotici.
Le infezioni oculari possono essere di varia natura, complessità e gravità. La congiuntivite batterica è probabilmente l’infezione più comune, mentre la più grave, ma meno comune, è l’endoftalmite, che, nella maggior parte dei casi, è dovuta a una complicanza di chirurgia oculare, a traumi o ad iniezioni intravitreali. Tuttavia, anche se l’endoftalmite è considerata una complicanza rara, con un’insorgenza stimata di circa lo 0.03-0.2% dopo l’intervento di cataratta e di 0.02-0.2% dopo una singola iniezione intravitreale, l’elevato volume di interventi di questo tipo eseguiti in tutto il mondo, fa sì che siano migliaia i casi di endoftalmite ogni anno.
Per limitare gli effetti clinici gravi che possono indurre le infezioni oculari, soprattutto in ambito post-operatorio, i chirurghi oftalmici utilizzano antibiotici topici. dati sul loro utilizzo negli anni non sono affatto cambiati, infatti sia in una survey del 2001, così come in una del 2014, è stato riscontrato che circa il 90% dei chirurghi usano questo tipo di profilassi in ambito sia peri-operatorio che pre-operatorio.
Ma quali sono le regole più importanti per limitare l’insorgenza delle infezioni oculari, soprattutto quelle dovute a batteri multi-resistenti?
Sicuramente, risulta cruciale la scelta dell’antibiotico, che dipende da una molteplicità di fattori; considerazioni importanti sono chiaramente lo spettro d’azione e la valutazione dei pattern regionali di resistenza. Inoltre, un aspetto fondamentale della prescrizione antimicrobica è garantire l’utilizzo di antimicrobici nel dosaggio corretto e per la durata “ottimale” del trattamento. Infatti, utilizzando una dose troppo bassa, la cosiddetta dose sub-terapeutica, si può accelerare lo sviluppo di resistenze al farmaco. Analogamente, la resistenza può essere promossa da una durata del trattamento antimicrobico troppo breve.
In ambito oftalmico, inoltre, alla luce dei nuovi protocolli dei parametri di farmacocientica e farmacodinamica (PK/PD), non sistemici ma locali, sarebbe importante rivalutare gli antibiotici più utilizzati nella pratica clinica per assicurare che essi vengano utilizzati nel modo più efficiente possibile
Un altro criterio importante per evitare l’insorgenza di infezioni oculari dovute da batteri resistenti è quello di riuscire ad identificare preventivamente i pazienti, che per caratteristiche intrinseche, presentano un alto rischio di endoftalmite post-operatoria grave. In particolare, diversi studi hanno cercato di stratificare e quantificare la distribuzione della resistenza microbica, ovvero dei batteri non sensibili alle maggiori classi antibiotiche utilizzate in pratica clinica, in specifiche popolazioni. I risultati hanno evidenziato una maggiore predisposizione dei seguenti soggetti:
– i professionisti del settore sanitario, nei quali è stata rilevata una prevalenza elevata di ceppi di MRSA (methicillin-resistant Staphylococcus aureus)
– i soggetti anziani, con più di 80 anni, anche in questa sotto-popolazione è stata riscontrata una prevalenza maggiore di MRSA, ma anche di Stafilococchi Coagulasi-negativi (CoNS) resistenti alla meticillina
– i soggetti affetti da diabete mellito.
Inoltre, sono stati identificati come fattori di rischio predisponenti all’aumento della colonizzazione con ceppi resistenti agli antibiotici, l’abuso di sostanze alcoliche, la malattia di Behcet e la profilassi antibiotica pre-operatoria in caso di trattamenti somministrati con iniezioni intravitreali, anche se quest’ultimo è ancora un fattore dibattuto.
La resistenza microbica è un tema attuale e quanto mai rilevante, e sono certamente necessari approfondimento e ricerca in materia di prevenzione, identificazione e trattamento dei batteri resistenti e multi-resistenti. Purtroppo, oggi, la maggior parte di questa ricerca è focalizzata sulle infezioni sistemiche, e ci vorrà forse ancora del tempo prima che l’innovazione nei metodi diagnostici e di prevenzione possa coinvolgere pienamente anche l’ambito oftalmologico.
Tuttavia, il riuscire a distinguere correttamente quali antibiotici devono essere utilizzati e in quali situazioni, e prescrivere in conformità con le linee guida microbiologiche internazionali, consente già allo Specialista di arginare il problema, ottenendo elevate concentrazioni nel tessuto bersaglio e mantenendo una durata sufficiente degli effetti per ridurre i fenomeni di resistenza.
Bibliografia
– Grzybowski A et al. Microbial flora and resistance in ophthalmology: a review. Graefes Arch Clin Exp Ophthalmol. 2017 Feb 22. doi: 10.1007/s00417-017-3608-y. [Epub ahead of print]
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Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile