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Il glaucoma, una delle più gravi e diffuse patologie oculari neurodegenerative, oggi fa meno paura e un domani potrebbe essere curato in modo risolutivo
La melatonina viene da tempo utilizzata per aiutare a regolarizzare il ritmo sonno/veglia e oggi si rivela promettente nel ridurre il rischio di sviluppare la DMLE
Il cheratocono è oggi una patologia trattabile con ottimi risultati visivi grazie alle nuove tecniche diagnostiche e agli approcci chirurgici più innovativi
L'endoftalmite è un'evenienza che nessun chirurgo vorrebbe dover mai gestire! Fortunatamente i nuovi protocolli operatori hanno assicurato una stabile e progressiva riduzione dei tassi di incidenza.
L’occhio, per la sua posizione anatomica e per la sua specifica funzione organica, è continuamente esposto allo stress causato dalla luce.
La luce solare La luce solare non è bianca, ma è costituita da una gamma di radiazioni luminose che formano il cosiddetto spettro solare. Lo spettro comprende radiazioni visibili, percepite dall’occhio umano, e radiazioni non visibili, rispettivamente alla destra (raggi infrarossi) e alla sinistra dello spettro stesso (raggi ultravioletti-UV).
I raggi UV costituiscono complessivamente circa l’8% della radiazione solare, e si suddividono in:
– Raggi UV-A (320-400 nm) (75%): determinano l’abbronzatura e alcune reazioni fotosensibili.
– Raggi UV-B (290-320 nm) (19%): provocano scottature e sono implicati in alcune forme di tumore della pelle.
– Raggi UV-C (200-290 nm) (circa 6%) sono in assoluto i più pericolosi e vengono assorbiti dallo strato di ozono.
La luce blu
L’effetto dannoso dell’energia radiante dipende dalla sua lunghezza d’onda e, quindi, dal contenuto energetico della radiazione. Le lunghezze d’onda più corte, vicine all’ultravioletto sono molto più dannose, infatti la regione ad alta energia dello spettro visibile (da 400 a 500 nm) è notevolmente più pericolosa della zona a bassa energia (da 500 a 700 nm). Visto che la transizione avviene al limite tra i colori verde e blu, il fenomeno è comunemente chiamato danno da luce blu.
L’occhio e il danno causato dalla luce solare L’occhio, per la sua posizione anatomica e per la sua specifica funzione organica, è continuamente esposto allo stress causato dalla luce. I tessuti oculari assorbono le radiazioni luminose in maniera differente, in funzione della loro lunghezza d’onda.
La quantità di radiazioni assorbite dall’occhio varia, inoltre, in relazione all’età.
Infatti il cristallino, che costituisce il principale fattore di protezione contro le radiazioni a bassa lunghezza d’onda, invecchiando diventa meno trasparente e, quindi, più efficace nell’assorbire le radiazioni. Nei bambini la quantità di luce dannosa che raggiunge la retina è maggiore: al di sotto dei 10 anni più del 75% delle radiazioni ultraviolette (UV-A e UV-B) è trasmesso fino alla retina, e a 25 anni questa percentuale è ancora del 10%. La situazione cambia completamente dal quinto decennio di vita in poi, quando, in seguito al processo di invecchiamento del cristallino, la lente naturale dell’occhio è in grado di assorbire maggiormente le radiazioni potenzialmente nocive.
La cornea agisce da primo filtro per le radiazioni luminose ed è, pertanto, la prima struttura a risentire della eccessiva esposizione alla luce solare. In tali condizioni aumenta il rischio di alcune malattie corneo-congiuntivali.
Il cristallino subisce un fisiologico processo di invecchiamento che può essere accelerato e accentuato dall’accumulo dei raggi UV, culminando nello sviluppo della cataratta per denaturazione e agglutinazione delle proteine costituenti.
La retina è naturalmente dotata di una certa capacità di ripresa in caso di danno causato dalla luce, ma se l’intensità della radiazione aumenta, il danno può diventare irreversibile. Il “punto di non ritorno” è dato dalla distruzione dei corpi cellulari dei fotorecettori, coni e dei bastoncelli, che in quanto cellule nervose, non sono in grado di rigenerarsi. Le patologie retiniche per le quali è stato dimostrato un coinvolgimento delle radiazioni UV e della luce blu nell’induzione o nella progressione del danno retinico sono: l’edema maculare cistoide, la retinopatia solare, i melanomi oculari e, soprattutto, la degenerazione maculare legata all’età, che è tra le principali cause di cecità nei paesi occidentali.
Più in dettaglio le maculopatie fotiche sono distinte in tre forme:
da luce solare (acuta o cronica)
da luce non solare
iatrogene
Le malattie fotiche acute da luce solare, conosciute anche come retinopatia solare possono avere numerose cause: osservazione di un’eclissi solare, rituale religioso, fenomeno di suggestione collettiva, assunzione di allucinogeni, metodiche pseudo-scientifiche per rinvigorire la visione (metodo di Bates), autolesionismo, occasionale o professionale.
Dal punto di vista clinico l’estensione e la severità del danno retinico dipendono da fattori fotobiologici (come intensità delle radiazioni incidenti, condizioni climatiche e geofisiche, tempo di esposizione) e individuali (presenza di vizi di refrazione, presenza o assenza del cristallino naturale, assunzione di farmaci fotosensibilizzanti).
Le diverse varianti cliniche dipendono dalla modalità di fissazione (se continuativa o intermittente) della luce solare e dal tipo di schermo (inadeguato) impiegato per l’osservazione.
[caption id="attachment_1131" align="aligncenter" width="400"] Retinopatia solare dovuta all’osservazione di un’eclissi attraverso una pellicola fotografica non impressionata (filtro inadeguato a proteggere l’occhio). È visibile nel riquadro bianco un edema maculare intraretinico provocato dalla radiazione solare.[/caption]
I primi sintomi, oltre alla sensazione di abbagliamento e fastidio alla luce sono la percezione di postimmagini e la visione rosa. Dopo alcune ore appare una zona centrale di non visione (scotoma centrale) che può durare settimane, mesi o per sempre, con grave e permanente riduzione alla vista (per ulteriori approfondimenti vedi IT-ARVO – Abstract “Solar retinopathy: a multimodal analysis“).
Le difese naturali dell’occhio
Quando la luce è troppo intensa l’occhio utilizza dei sistemi naturali di protezione:
l’ammiccamento palpebrale
le variazioni di diametro della pupilla (miosi e midriasi)
il colore scuro dell’iride, dal momento che la più intensa pigmentazione dello strato connettivale irideo riduce la quantità di luce che penetra all’interno dell’occhio
la funzione di schermo del cristallino
i pigmenti oculari della retina (luteina, zeaxantina e melanina), che filtrano la luce, proteggendo le cellule nervose dai danni fototossici. In particolare, la luteina è in grado di filtrare la luce blu e, quindi, di proteggere i punti più delicati della retina dagli effetti nocivi delle radiazioni luminose. Il nostro organismo non sintetizza direttamente questi pigmenti, ma li assume attraverso l’alimentazione. Quando l’apporto dietetico non è sufficiente, è possibile supportarne l’acquisizione assumendo degli integratori alimentari.
L’occhio del bambino
La perfetta trasparenza della cornea e del cristallino nell’occhio dei bambini permette alle radiazioni solari di raggiungere più facilmente la retina.
Per questa e per molte altre ragioni, l’occhio del bambino è ancor più vulnerabile alla luce del sole di quello dell’adulto e deve essere protetto.
In particolare da alcuni studi condotti sui melanomi oculari maligni è emerso che un forte irraggiamento solare nei primi anni di vita è un importante fattore di rischio per l’insorgenza di tale tipo di tumore dell’occhio.
Inoltre è possibile che la Degenerazione Maculare Legata all’Età possa essere espressione, in età adulta, di un danno prodottosi nei primi anni di vita a causa di un’eccessiva esposizione agli UV-B. Per prevenire nel bambino i danni che possono derivare alla sua retina e al suo occhio in generale a causa delle radiazioni luminose nocive è importante:
– far indossare un cappellino con visiera e occhiali da sole con speciali lenti in grado di assorbire le radiazioni potenzialmente nocive
– far sì che la dieta del bambino assicuri un sufficiente apporto di sostanze protettive, quali la luteina, la vitamina C, la vitamina E e gli acidi grassi polinsaturi Omega-3.
Il buco nell’ozono
[caption id="attachment_1137" align="alignleft" width="250"] Mappa dello strato di ozono. Rilevazione NASA aprile 2014[/caption]
La quantità di radiazioni ultraviolette che raggiunge la terra dipende da un insieme di fattori che includono le condizioni ambientali, la stagione e soprattutto lo spessore dello strato di ozono.
L’ozono è un gas “serra” che costituisce l’ozonosfera, situata nella parte alta dell’atmosfera terrestre e in grado di assorbire circa il 95% dei raggi UV-B, la totalità dei raggi UV-C e di lasciar passare, oltre che la luce visibile, gli infrarossi e le onde radio, buona parte dei raggi UV-A, che ci consentono di abbronzarci (ma determinano anche importanti danni all’epidermide!).
Nel 1974 Sherry Rowland ha osservato per la prima volta che l’ozonosfera presentava un assottigliamento marcato sopra le aree polari e, nel 1985, è stato scoperto che tale assottigliamento, denominato comunemente “buco dell’ozono”, aumentava di anno in anno.
La deplezione dello strato di ozono ha come diretta conseguenza un incremento delle quantità di radiazioni potenzialmente dannose che raggiungono la Terra, il che è tra le cause di
importanti modificazioni dell’ecosistema terrestre e acquatico e di un documentato aumento dei fattori di rischio di incidenza per alcune neoplasie, di danni a livello dell’apparato oculare e di riduzione delle difese immunitarie dell’organismo.