La melatonina, oltre che aiutarci a dormire meglio, può essere utile per ridurre il rischio di insorgenza della Degenerazione Maculare Legata all’Età (DLME), come emerge dai dati riportati nel recente studio Melatonin and Risk of Age-Related Macular Degeneration
Cosa è e come funziona
La melatonina è un ormone che regola il nostro sonno e viene prodotto quasi esclusivamente dalla ghiandola pineale o epifisi, una ghiandola endocrina del cervello, appartenente all’epitalamo.
I livelli della melatonina nel sangue variano nel corso delle 24 ore e, in particolare, risultano bassi durante il giorno, mentre iniziano a crescere circa da 1 a 3 ore prima dell’orario abituale in cui ci si corica. Rimangono alti per tutta la durata del sonno e si riducono circa un’ora prima dell’orario di risveglio.
La melatonina ha molteplici funzioni e viene utilizzata come supplemento nutrizionale, sia per regolarizzare il sonno che per trattare altri disturbi, poiché regola il ritmo circadiano, ovvero quel meccanismo che permette la sincronizzazione del ritmo luce/buio e del ritmo sonno/veglia.
In pratica, la riduzione della stimolazione luminosa nelle ore serali, tramite particolari recettori presenti nella retina, attiva la produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale. La melatonina, a sua volta, tramite la riduzione del livello della temperatura interna, attiva i meccanismi di induzione del sonno.
Tutte le persone possono essere distinte in due diversi cronotipi, in base all’ora in cui la melatonina viene prodotta:
- le persone dal cronotipo serotino, soggetti che tendono a essere molto attivi e performanti la sera, si coricano tardi, ma poi la mattina hanno difficoltà a svegliarsi presto;
- le persone dal cronotipo mattutino, soggetti che la sera avvertono sonnolenza abbastanza presto, ma poi riescono ad alzarsi nelle prime ore del mattino e ad essere più produttive nella prima parte della giornata.
La melatonina, attraverso un effetto diretto tramite la placenta, influenza i primi stadi di sviluppo dell’embrione, lo sviluppo gliale e neuronale e potrebbe giocare un ruolo ontogenico nella istaurazione del ritmo giorno/notte e nella sincronizzazione dell’orologio biologico fetale.
Usi terapeutici
I livelli della melatonina endogena, cioè prodotta dal nostro organismo, si riducono drasticamente con l’età e questa carenza può essere uno dei fattori alla base della riduzione della qualità e della quantità di sonno nei soggetti anziani. Pertanto, l’utilizzo di melatonina a rilascio prolungato viene riconosciuto come opzione di trattamento dell’insonnia nei soggetti al sopra dei 55 anni. Inoltre, poiché la melatonina regola anche l’orario in cui il soggetto si addormenta, il suo utilizzo appare indicato nei soggetti con disturbo del ritmo circadiano. Un esempio attuale è costituito dagli adolescenti, che tendono a posticipare sempre più l’orario in cui si addormentano e spesso fanno fatica a svegliarsi al mattino in orari compatibili con l’andare a scuola. Se questo problema si cronicizza e peggiora nel tempo, può insorgere la c.d. “sindrome da posticipazione di fase”, che può interferire notevolmente con le performance diurne e con le capacità del soggetto di svegliarsi e stare sveglio e vigile a scuola.
Studi scientifici hanno dimostrato che la melatonina svolge un’azione antinfiammatoria e antiossidante, tant’è vero che il suo utilizzo è stato consigliato durante la pandemia da Covid19 per ridurre la suscettibilità o la gravità della patologia.
Inoltre, sempre mediante la sua azione antinfiammatoria e neuroprotettiva a livello del sistema nervoso centrale, sembra che tale ormone possa avere un’azione protettiva nei confronti di patologie neurodegenerative prevenendo, in particolare, la deposizione e l’accumulo di sostanze neurotossiche.
Proprio per queste proprietà, recentemente l’utilizzo della melatonina è stato riconosciuto come uno dei trattamenti di prima scelta in bambini/adolescenti con disturbi del neurosviluppo, in particolare l’autismo.
Melatonina e DMLE
Un recente studio retrospettivo di coorte ha testato l’ipotesi che la supplementazione con melatonina possa contribuire a ridurre il rischio di sviluppo e progressione della DMLE.
La ricerca è stata svolta su TriNetX, un database nazionale che contiene dati medici digitali anonimizzati di pazienti ricoverati e in day hospital in tutti gli Stati Uniti, nel periodo compreso tra dicembre 2023 e marzo 2024. I partecipanti, di età compresa tra 50 e più di 70 anni, erano in parte privi di pregressi di DMLE e in parte con una storia di DMLE non essudativa (o secca) e sono stati suddivisi in gruppi in base all’utilizzo di supplementazione di melatonina.
L’ipotesi sperimentale che la melatonina possa contrastare o rallentare l’insorgenza e progressione della DMLE è stata confermata, anche se non è stato chiarito il meccanismo attraverso cui la melatonina svolge questa funzione protettiva della retina. Si è osservato, tra l’altro, che lo stile di vita può influire su questa associazione, che comunque dovrà essere oggetto di approfondimenti in ulteriori studi clinici.
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- Jeong H, Shaia JK, Markle JC, Talcott KE, Singh RP. Melatonin and Risk of Age-Related Macular Degeneration. JAMA Ophthalmol. 2024 Jul 1;142(7):648-654. doi: 10.1001/jamaophthalmol.2024.1822. PMID: 38842832; PMCID: PMC11157446.
- Kostoglou-Athanassiou I. Therapeutic applications of melatonin. Ther Adv Endocrinol Metab. 2013 Feb;4(1):13-24. doi: 10.1177/2042018813476084. PMID: 23515203; PMCID: PMC3593297.
- Tordjman S, Chokron S, Delorme R, Charrier A, Bellissant E, Jaafari N, Fougerou C. Melatonin: Pharmacology, Functions and Therapeutic Benefits. Curr Neuropharmacol. 2017 Apr;15(3):434-443. doi: 10.2174/1570159X14666161228122115. PMID: 28503116; PMCID: PMC5405617.