La menopausa rappresenta un fattore di rischio per l'insorgenza del glaucoma, ma la terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni può svolgere un importante ruolo protettivo
Il glaucoma, una delle più gravi e diffuse patologie oculari neurodegenerative, oggi fa meno paura e un domani potrebbe essere curato in modo risolutivo
La melatonina viene da tempo utilizzata per aiutare a regolarizzare il ritmo sonno/veglia e oggi si rivela promettente nel ridurre il rischio di sviluppare la DMLE
Il cheratocono è oggi una patologia trattabile con ottimi risultati visivi grazie alle nuove tecniche diagnostiche e agli approcci chirurgici più innovativi
L'endoftalmite è un'evenienza che nessun chirurgo vorrebbe dover mai gestire! Fortunatamente i nuovi protocolli operatori hanno assicurato una stabile e progressiva riduzione dei tassi di incidenza.
Proviamo a tracciare con Riccardo Sciacca un quadro sintetico della situazione attuale della chirurgia refrattiva e delle principali “sfide” con cui ci si dovrà confrontare nei prossimi anni.
Molti tra i nostri lettori conoscono Riccardo Sciacca come brillante chirurgo vitreo-retinico, in questo paper abbiamo voluto intervistarlo in qualità di esperto di chirurgia refrattiva e di padrone di casa del XVI Congresso AICCER, ospitato a Catania dal 14 al 16 marzo 2013. Proviamo, quindi, a tracciare insieme a lui un quadro sintetico della situazione attuale della chirurgia refrattiva e delle principali “sfide” con cui ci si dovrà confrontare nei prossimi anni.
Qual è la situazione della chirurgia refrattiva oggi in Italia? La chirurgia refrattiva in Italia, dopo un grande entusiasmo iniziale, ha vissuto anni difficili a cavallo del 2000, a causa di una strana quanto ingiustificata campagna denigratoria di alcuni organi di stampa a livello nazionale.
Oggi grazie alle nuove conoscenze sul tessuto corneale, sui conseguenti processi di riparazione ed all’evoluzione tecnologica dei laser possiamo presentare questa chirurgia con un grado di affidabilità molto alto.
Quali sono i numeri degli interventi refrattivi eseguiti con Laser ad Eccimeri? Da informazioni ricevute dalle Aziende specializzate nel settore, gli interventi eseguiti nel 2012 con Laser ad Eccimeri in Italia sono circa 94.000 con un trend negativo di circa il 3%, di questi circa il 78% PRK ed il 22% LASIK (tra Femto e microcheratomi).
Le previsioni per il 2013 sono, però, di incremento del 2% circa sul totale degli interventi, grazie alla maggiore diffusione dei Femto-Laser ed ai risultati ottenuti.
Quali sono le opzioni per ametropie elevate, cioè quando il difetto non è più trattabile con Laser ad Eccimeri? I canonici limiti di trattamento con Eccimeri, che ricordiamo essere per la miopia 7-8 D, per l’ipermetropia 3 D e per l’astigmatismo circa 3-4 D, sono un’importante indicazione per un chirurgo refrattivo. In realtà in qualche caso con uno studio attento della cornea, del suo spessore, della sua curvatura anteriore e posteriore, dal suo trofismo e soprattutto dall’esperienza del chirurgo e dal feeling creato con il proprio Laser, questo limite potrebbe essere leggermente superato.
Per ametropie più elevate si deve ricorrere alle IOL Fachiche o alla Faco-refrattiva, trattamenti molto usati e validati dalla letteratura.
Quali sono i vantaggi/svantaggi dei vari tipi di IOL Fachiche? Esistono tre tipologie di IOL Fachiche, una da camera posteriore e due da camera anteriore, una a supporto angolare ed un’altra ad enclavazione iridea. Molti chirurghi refrattivi e pazienti sono soddisfatti da questa chirurgia perché permettono una buona correzione delle alte ametropie.
Per l’utilizzo di queste IOL non si può prescindere da uno studio ed una perfetta conoscenza dell’intero complesso del segmento anteriore dell’occhio.
Oltre allo studio della cornea diventa fondamentale conoscere la profondità della camera anteriore, pupillometria, camera posteriore, etc., quindi uso di una diagnostica completa con conta cellule endoteliali, tomografia, gonioscopia, etc.
Queste IOL, però, occupano spazi intraoculari liberi, quindi, gli svantaggi possono derivare dagli scompensi dovuti alle alterazioni fisiopatologiche, determinate dall’occupazione di questi spazi o contatti con le strutture adiacenti.
Ci dia qualche dato sui numeri delle “Cataratte-Refrattive”, intendendo con questo termine le IOL che mirano a correggere il difetto assiale, torico e presbiopico. Purtroppo ancora oggi questa rimane una chirurgia di nicchia, infatti i dati riportati nelle relazioni degli ultimi congressi danno percentuali di utilizzo di IOL Premium del 3% circa, ma soprattutto i chirurghi che le utilizzano non sono tanti. Questo è un grosso limite al raggiungimento di quella qualità visiva a cui tutti siamo proiettati per i nostri pazienti. Secondo me due sono i motivi di questo limite: uno la selezione del paziente, procedura molto impegnativa, e secondo il costo di questa tecnologia, che purtroppo oggi il nostro SSN non vuole affrontare.
Mi spiego meglio: è certamente vero che queste protesi hanno un costo superiore allo standard fornito, ma se si conteggiassero i costi di occhiali correttivi, resa lavorativa, qualità di vita, la possibilità di una compartecipazione alle spese da parte del paziente (il quale già lo chiede con forza) risolverebbe in larga parte il problema.
Il Femto-Laser sta cambiando il mondo della refrattiva, ci sono altre tecnologie in arrivo? Il Femto è uno strumento di lavoro che si imporrà nella nostra professione. Una tecnologia allo studio che ne potrebbe essere l’evoluzione è il Laser a Nanosecond che utilizzando uno spot molto più piccolo ed una energia di molto inferiore a quella utilizzata dal Femto potrebbe fare tagli più precisi e flap ridotti di spessore.
In realtà ormai la tecnologia Femto, oggi disponibile, lavora anche sulla chirurgia della cataratta con quella che io giudico come una sperimentazione avanzata. È ormai evidente che la strada sia tracciata dal Femto-Cataract e credo che tra alcuni anni questa sarà la chirurgia che supererà la facoemulsificazione.
Lei è noto come esperto di chirurgia vitreo-retinica: Le è capitato di dover sottoporre ad intervento refrattivo un paziente precedentemente operato di retina con una ametropia residua? Questa è una domanda molto interessante perché può sfatare il tabù che qualcuno pensa, cioè che pazienti operati di retina non sono refrattivamente operabili.
Spesso nel postoperatorio retinico esitano in anisometropie difficilmente gestibili, miopie aumentate in pazienti precedentemente trattati refrattivamente, pazienti che avendo recuperato un buon visus chiedono di togliere gli occhiali; in questi casi ho affrontato le ametropie monoculari o binoculari con trattamenti di superficie (PRK), perché a mio avviso l’unico rischio, oltre quelli della normale refrattiva, è l’alta pressione che si genera al momento della suzione sia con il microcheratomo, sia con il Femto. In effetti i risultati sono stati molto soddisfacenti per i pazienti e questo avvalora la centralità del chirurgo refrattivo in tutti i campi dell’oftalmologia.