Global Trachoma Mapping Project

Nuovi traguardi in questa lunga battaglia per la vista.

La trichiasi è l’ultimo stadio del tracoma, una patologia oculare che raramente conquista i titoli dei giornali, ma che purtroppo è responsabile nel mondo del 3% dei casi di cecità evitabile.
Si tratta di un’infezione oculare causata da alcuni ceppi del batterio Chlamydia trachomatis, diffusa principalmente nelle comunità povere, sovraffollate, con limitato accesso ad acqua non contaminata e prive di servizi igienici. Infatti il Chlamydia trachomatis si trasmette col contatto diretto (le mani o gli indumenti) e attraverso le mosche che si sono poggiate sulle secrezioni degli occhi o del naso di persone infette.
Negli stadi iniziali il tracoma si trasmette tra bambini di età compresa tra 1 e 5 anni e attraverso le donne che se ne prendono cura. Dopo reiterate infezioni le palpebre si rivoltano verso l’interno (trichiasi) determinando una grave sofferenza in quanto le ciglia graffiano la superficie della cornea ad ogni ammiccamento. Si pensi che in media ammicchiamo 15-20 volte al minuto e, quindi, il dolore da tracoma è costante e lo strofinio delle ciglia sulla superficie oculare nel tempo determina cicatrici che rendono ciechi.
Al momento attuale il tracoma colpisce circa 2,2 milioni di persone nel mondo, tra le quali circa 1,2 milioni sono ormai irreversibilmente cieche. Costituisce un’emergenza sanitaria in circa 51 paesi tra Asia, Medio Oriente e, soprattutto, Africa dove si concentra il numero più alto di casi.
Il tracoma è un’infezione che può essere prevenuta attraverso alcune basilari norme igieniche, quali il lavaggio regolare del viso e l’igiene generale della persona, inoltre si può trattare farmacologicamente con un antibiotico, lo Zithromax, e è possibile correggere chirurgicamente le deformità palpebrali indotte da questa patologia.
Fino ad oggi era, tuttavia, difficile sapere esattamente dove fossero concentrati i principali sforzi per debellare questa patologia e quali fossero i risultati, ma a febbraio 2016 ha fatto il suo debutto online il Global Trachoma Mapping Project (GTMP http://www.sightsavers.org/gtmp/), un vero e proprio atlante del rischio.
GTMP è un’indagine partita nel dicembre 2012 per iniziativa di Sightsavers, charity britannica impegnata nel campo della prevenzione visiva, e con il supporto di oltre 53 enti tra i quali 30 Ministeri della Salute, la London School of Hygiene & Tropical Medicine, la International Trachoma Initiative, il WTO e oltre 20 organizzazioni no-profit. Il progetto è stato finanziato per 10,6 milioni di sterline dal governo britannico e co-finanziato per circa 6 milioni di sterline da USAID.
L’indagine si è conclusa nel gennaio 2016, dopo che più di 550 team di operatori specializzati hanno raccolto i dati relativi a 2,6 milioni di persone per un periodo di 3 anni al fine di verificare se avevano contratto l’infezione. Il campione è stato estratto da una popolazione di 224 milioni di persone di 29 paesi considerati a rischio. La metodologia del progetto è stata studiata per essere semplice ed affidabile: niente report cartacei, ma piuttosto raccolta dati attraverso smartphone. In questo modo i dati non possono andar perduti per via della pioggia e la loro qualità può essere verificata continuamente. Inoltre non ci possono essere dubbi sulla provenienza geografica delle rilevazioni, dal momento che i telefoni possono essere tracciati attraverso il Global Positioning System.
Ci sono alcune belle notizie:
– Malawi, Nigeria, Tanzania e Uganda sono risultati avere tassi di tracoma molto più bassi di quanto ci si aspettasse.
– Laos e Cambogia, non sottoposti ad indagine dagli anni ’60, sono risultati virtualmente liberi dalla malattia.
– Per i paesi in cui l’infezione è ancora diffusa, è stata attivata una distribuzione a tappeto di antibiotici e programmi di educazione all’igiene del viso.Trachoma map

Il WTO (World Health Organisation) aspira entro il 2020 ad eliminare il tracoma come rischio per la salute pubblica, con soltanto qualche caso sporadico da affidare alle cure dei medici locali.

È certamente un obiettivo ambizioso ma… la fortuna aiuta gli audaci!

 

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile

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