Filler con Acido ialuronico: quali i rischi

Introduzione

L’uso dei filler a base di acido ialuronico per effettuare interventi estetici in area perioculare è ormai una procedura molto diffusa e richiesta, dal momento che viene considerato un intervento oftalmoplastico minimamente invasivo, che apporta benefici estetici rapidi e – aspetto non trascurabile –senza dolore.

Acido ialuronico

Acido ialuronico: struttura molecolare

L’acido ialuronico è un polisaccaride polianionico ad alto peso molecolare, con una tipica struttura spiraliforme che gli conferisce una particolare abilità a combinarsi con l’acqua1 e un’eccellente viscoelasticità.

A ciò consegue un’ottima capacità idratante e uno spiccato comportamento pseudoplastico, simile a quello delle mucine solubili del film lacrimale.

Cosa significa pseudoplastico

Nella meccanica dei fluidi, “pseudoplastico” si dice di fluidi non newtoniani in cui il coefficiente di viscosità diminuisce al crescere dello sforzo di taglio.

Nel caso dell’acido ialuronico contenuto nei colliri, “pseudoplastico” significa che presenta una viscosità più elevata quando l’occhio è aperto e una viscosità minore durante l’ammiccamento, consentendo la lubrificazione dell’intera superficie oculare.

Proprietà

La proprietà dell’acido ialuronico di legare grosse quantità d’acqua e quella di mimare il comportamento delle mucine contribuiscono a mantenere la stabilità del film lacrimale e a garantire una ottimale protezione e lubrificazione oculare.

Oltre a possedere queste particolari proprietà, l’acido ialuronico svolge anche un importante ruolo biologico nei processi di riparazione corneale , promuovendo motilità, adesione e proliferazione cellulare.

L’acido ialuronico è un polisaccaride polianionico ad alto peso molecolare, con una tipica struttura spiraliforme che gli conferisce una particolare abilità a combinarsi con l’acqua1 e un’eccellente viscoelasticità.

A ciò consegue un’ottima capacità idratante e uno spiccato comportamento pseudoplastico, simile a quello delle mucine solubili del film lacrimale.

Cosa significa pseudoplastico

Nella meccanica dei fluidi, “pseudoplastico” si dice di fluidi non newtoniani in cui il coefficiente di viscosità diminuisce al crescere dello sforzo di taglio.

Nel caso dell’acido ialuronico contenuto nei colliri, “pseudoplastico” significa che presenta una viscosità più elevata quando l’occhio è aperto e una viscosità minore durante l’ammiccamento, consentendo la lubrificazione dell’intera superficie oculare.

Proprietà

La proprietà dell’acido ialuronico di legare grosse quantità d’acqua e quella di mimare il comportamento delle mucine contribuiscono a mantenere la stabilità del film lacrimale e a garantire una ottimale protezione e lubrificazione oculare.

Oltre a possedere queste particolari proprietà, l’acido ialuronico svolge anche un importante ruolo biologico nei processi di riparazione corneale, promuovendo motilità, adesione e proliferazione cellulare.

I rischi dei filler

Intervenire sull’area perioculare comporta alcuni rischi, anche a causa dei cambiamenti che l’invecchiamento determina nei muscoli orbicolari, nel tessuto adiposo malare e post-settale, nel setto orbitario e nei legamenti, quali il legamento zigomatico-cutaneo e il legamento orbicolare.

Gli effetti dell’invecchiamento

A causa dell’invecchiamento, infatti, si riduce l’elasticità della cute sotto gli occhi, si atrofizzano grasso e muscoli e insorge una erniazione dovuta all’indebolimento del setto orbitale e dei legamenti.

Il ridotto supporto muscolare e la redistribuzione del tessuto adiposo favoriscono edemi ed accumuli malari sotto gli occhi, che contribuiscono a determinare un viso gonfio che è tra le cause dell’insoddisfazione delle persone per il proprio aspetto e che le spinge a ricorrere a trattamenti estetici.

Le possibili complicanze

In questi casi un utilizzo improprio o eccessivo di filler può determinare complicanze, quali la migrazione del filler, cioè la sua diffusione in un’area diversa da quella dell’intervento iniettivo, e la formazione di un granuloma da corpo estraneo.

La durata nel tempo

Studi recenti hanno dimostrato che i filler a base di acido ialuronico possono persistere per anni, rispetto alla durata precedentemente presunta di 3-12 mesi, col rischio quindi che possano essere praticate iniezioni troppo frequenti che possono provocare gonfiori indesiderati e formazione di granulomi.

Lesioni indotte dai filler

Queste lesioni sono il risultato di una risposta infiammatoria al materiale iniettato e sono dovute ai macrofagi che si fondono in cellule multinucleate giganti.

Anche l’iniezione di filler di acido ialuronico in un’area o piano perioculare errati può determinare le stesse complicanze.

Tipologia di lesioni

L’insieme delle alterazioni indotte da un trattamento iniettivo a base di acido ialuronico includono:

  • affossamenti del tessuto facciale
  • edemi
  • noduli visibili
  • effetto Tyndall

L’effetto Tyndall consiste in un’alterazione cromatica bluastra della pelle causata dalla diffusione della luce e si determina quando l’acido ialuronico viene iniettato troppo superficialmente.

L’iniezione intramuscolare di HA può, invece, determinare problemi di mobilità, alterando il movimento perioculare naturale.

Prerequisiti per terapia iniettiva

Una consolidata esperienza nella terapia iniettiva e un’approfondita conoscenza dell’anatomia oculare sono, quindi, cruciali.

Bisogna, inoltre, effettuare una rigorosa selezione del paziente, trattando solo individui con una buona elasticità della cute e che presentano perdite di volume da tenui a moderate.

Questa tipologia di pazienti sono quelli che in genere ottengono i migliori risultati rispetto a quelli con più di 1 cm di pelle in eccesso.

Imaging pretrattamento

Le tecniche di imaging sono molto utili per visualizzare i tessuti molli e la rete vascolare che li alimenta, per monitorare la collocazione del filler ed, eventualmente, gestire eventuali complicanze.

In particolare la risonanza magnetica computerizzata (RMI) può essere utile a questo scopo.

Come gestire le complicanze dei filler

Per contrastare le complicanze dovute ai filler che sono migrati bisogna, innanzitutto, ricostruire la storia clinica del paziente ed acquisire informazioni sul tipo e sul volume di sostanza che è stata iniettata.

Si ricorrere a questo punto ad un solvente specifico, da gestire con estrema cautela, la ialuronidasi, che è una tossina la cui azione è simile all’effetto delle fosfolipasi.

Ialuronidasi

 

Ialuronidasi: struttura molecolare

Le ialuronoglucosaminidasi o ialuronidasi sono enzimi appartenenti alla classe delle idrolasi che degradano l’acido ialuronico, idrolizzandone i legami 1→4 tra residui di N-acetil-β-D-glucosamina e di D-glucuronato.

Esse sono in grado di idrolizzare anche i legami 1,4-β-D-glicosidici tra N-acetilgalattosamina o N-acetilgalattosamina solfato e glucuronato nella condroitina tra N-acetilgalattosamina solfato e acido glucuronico nella condroitina, condroitina 4-solfato e 6-solfato e nel dermatano.

Catalizzando l’idrolisi dell’acido ialuronico, che è tra i maggiori costituenti della barriera intestinale, la ialuronidasi abbassa la viscosità dell’acido, aumentando la permeabilità del tessuto.

La ialuronidasi resiste bene all’essiccamento e all’invecchiamento.

È usata in medicina insieme ad altri farmaci per facilitarne la diffusione. Uno dei più comuni esempi è nella chirurgia oftalmica, dove vengono usate con anestetici locali.

Può essere eventualmente usata previa consultazione di testi e trattati farmacologici, onde evitare interazioni con il chemioterapico e debitamente diluita nel trattamento dello stravaso di quest’ultimo.

Qualche batterio, come lo Staphylococcus aureus, lo Streptococcus pyogenes, o il Clostridium perfringens, produce ialuronidasi per avere una maggiore mobilità attraverso i tessuti del corpo umano e questo gli permette di non essere riconosciuto dai macrofagi del nostro sistema immunitario.

Nella frazione globulinica del sangue esistono elementi (che non sono anticorpi), come le “anti-invasine di Haas”, capaci di ostacolare l’invasione tissutale da parte dei germi patogeni produttori di ialuronidasi.

Modalità di trattamento

Non esiste al momento un protocollo stabilito per la somministrazione della ialuronidasi, che è un enzima in grado di degradare alcuni componenti della matrice extracellulare, come appunto l’acido ialuronico.

La ialuronidasi agisce rompendo i legami glicosidici presenti nell’acido ialuronico.

La “posthyaluronidase syndrome”

Un suo utilizzo improprio e scorretto può far insorgere la cosiddetta “posthyaluronidase syndrome”.

Si tratta di una sindrome caratterizzata da affossamenti e perdite di volume del tessuto facciale, depigmentazione e perdita di elasticità della cute perioculare.

Questa tipologia di effetti collaterali può addirittura determinare un peggioramento della situazione estetica che si era determinata prima del trattamento iniettivo e delle sue complicanze.

A proposito di acido ialuronico vedi anche:

Bibliografia
  • Wilde CL, Jiang K, Lee S, Ezra DG. The Posthyaluronidase Syndrome: Dosing Strategies for Hyaluronidase in the Dissolving of Facial Filler and Independent Predictors of Poor Outcomes. Plast Reconstr Surg Glob Open. 2024 Apr 23;12(4):e5765. doi: 10.1097/GOX.0000000000005765. PMID: 38655103; PMCID: PMC11037726.
  • Master M, Azizeddin A, Master V. Hyaluronic acid filler longevity in the mid-face: a review of 33 magnetic resonance imaging studies. Plast Reconstr Surg Glob Open. 2024;12(7):e5934. doi:10.1097/GOX.0000000000005934
  • Kim HJ, Kwon SB, Whang KU, et al. The duration of hyaluronidase and optimal timing of hyaluronic acid (HA) filler reinjection after hyaluronidase injection. J Cosmet Laser Ther. 2018;20:52–57.

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