Filler con Acido ialuronico: quali i rischi

L’uso dei filler a base di acido ialuronico per effettuare interventi estetici in area perioculare è ormai una procedura molto diffusa e richiesta, dal momento che viene considerato un intervento oftalmoplastico minimamente invasivo, che apporta benefici estetici rapidi e – aspetto non trascurabile –senza dolore.

Tuttavia, intervenire sull’area perioculare comporta alcuni rischi, anche a causa dei cambiamenti che l’invecchiamento determina nei muscoli orbicolari, nel tessuto adiposo malare e post-settale, nel setto orbitario e nei legamenti, quali il legamento zigomatico-cutaneo e il legamento orbicolare. A causa dell’invecchiamento, infatti, si riduce l’elasticità della cute sotto gli occhi, si atrofizzano grasso e muscoli e insorge una erniazione dovuta all’indebolimento del setto orbitale e dei legamenti. Il ridotto supporto muscolare e la redistribuzione del tessuto adiposo favoriscono edemi ed accumuli malari sotto gli occhi, che contribuiscono a determinare un viso gonfio che è tra le cause dell’insoddisfazione delle persone per il proprio aspetto e che le spinge a ricorrere a trattamenti estetici. In questi casi un utilizzo improprio o eccessivo di filler può determinare complicanze, quali la migrazione del filler, cioè la sua diffusione in un’area diversa da quella dell’intervento iniettivo, e la formazione di un granuloma da corpo estraneo.

Studi recenti hanno dimostrato che i filler a base di acido ialuronico possono persistere per anni, rispetto alla durata precedentemente presunta di 3-12 mesi, col rischio quindi che possano essere praticate iniezioni troppo frequenti che possono provocare gonfiori indesiderati e formazione di granulomi. Queste lesioni sono il risultato di una risposta infiammatoria al materiale iniettato e sono dovute ai macrofagi che si fondono in cellule multinucleate giganti. Anche l’iniezione di filler di acido ialuronico in un’area o piano perioculare errati può determinare le stesse complicanze.

L’insieme delle alterazioni indotte da un trattamento iniettivo a base di acido ialuronico includono: affossamenti del tessuto facciale, edemi, noduli visibili, effetto Tyndall, che consiste in un’alterazione cromatica bluastra della pelle causata dalla diffusione della luce e si determina quando l’acido ialuronico viene iniettato troppo superficialmente.

L’iniezione intramuscolare di HA può determinare problemi di mobilità, alterando il movimento perioculare naturale.

Una consolidata esperienza nella terapia iniettiva e un’approfondita conoscenza dell’anatomia oculare sono, quindi, cruciali. Bisogna, inoltre, effettuare una rigorosa selezione del paziente, trattando solo individui con una buona elasticità della cute e che presentano perdite di volume da tenui a moderate. Questa tipologia di pazienti sono quelli che in genere ottengono i migliori risultati rispetto a quelli con più di 1 cm di pelle in eccesso.

Le tecniche di imaging, in particolare la risonanza magnetica computerizzata (RMI), sono molto utili per visualizzare i tessuti molli e la rete vascolare che li alimenta, per monitorare la collocazione del filler ed, eventualmente, gestire eventuali complicanze.

Per contrastare le complicanze dovute ai filler che sono migrati bisogna, innanzitutto, ricostruire la storia clinica del paziente ed acquisire informazioni sul tipo e sul volume di sostanza che è stata iniettata.

Si ricorrere a questo punto ad un solvente specifico, da gestire con estrema cautela, la ialuronidasi, che è una tossina la cui azione è simile all’effetto delle fosfolipasi.

Non esiste al momento un protocollo stabilito per la somministrazione della ialuronidasi, che è un enzima in grado di degradare alcuni componenti della matrice extracellulare, come appunto l’acido ialuronico. La ialuronidasi agisce rompendo i legami glicosidici presenti nell’acido ialuronico.

Un suo utilizzo improprio e scorretto può far insorgere la cosiddetta “posthyaluronidase syndrome”, caratterizzata da affossamenti e perdite di volume del tessuto facciale, depigmentazione e perdita di elasticità della cute perioculare, che possono addirittura determinare un peggioramento della situazione estetica che si era determinata prima del trattamento iniettivo e delle sue complicanze.

A proposito di acido ialuronico vedi anche:

Bibliografia
  • Wilde CL, Jiang K, Lee S, Ezra DG. The Posthyaluronidase Syndrome: Dosing Strategies for Hyaluronidase in the Dissolving of Facial Filler and Independent Predictors of Poor Outcomes. Plast Reconstr Surg Glob Open. 2024 Apr 23;12(4):e5765. doi: 10.1097/GOX.0000000000005765. PMID: 38655103; PMCID: PMC11037726.
  • Master M, Azizeddin A, Master V. Hyaluronic acid filler longevity in the mid-face: a review of 33 magnetic resonance imaging studies. Plast Reconstr Surg Glob Open. 2024;12(7):e5934. doi:10.1097/GOX.0000000000005934
  • Kim HJ, Kwon SB, Whang KU, et al. The duration of hyaluronidase and optimal timing of hyaluronic acid (HA) filler reinjection after hyaluronidase injection. J Cosmet Laser Ther. 2018;20:52–57.

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