Eye Selfie

Imaging retinico per la diagnosi delle patologie sistemiche.

Il progetto è partito dal MIT, il Massachusetts Institute of Technology, dove il Media Lab’s Camera Culture Group ha un obiettivo ambizioso: “rendere visibile l’invisibile” all’interno del nostro corpo, intorno a noi e oltre, per il progresso di salute, lavoro e interconnessione.

I diversi gruppi di ricerca hanno come scopo la creazione di piattaforme di imaging innovative, in grado di acquisire elementi della realtà al di là del range sensoriale umano e di generare informazioni che hanno rilievo sul piano del sapere scientifico.

In questo contesto si inserisce l’attività di Tristan Swedish, che ha portato allo sviluppo di una fotocamera che, con un’ottica semplificata e un appropriato sistema di illuminazione, consente di acquisire immagini retiniche da utilizzate per la diagnosi non solo delle malattie oculari, ma anche di importanti patologie sistemiche, quali le malattie cardi-vascolari, l’ictus, il diabete, l’Alzheimer e la sclerosi multipla.
Un monitoraggio oculare frequente consentirebbe di individuare precocemente i primi segni di queste gravi patologie.
Un altro aspetto interessante è che questo nuovo device potrà essere utilizzato non solo dai medici, ma dagli stessi pazienti per scattare le immagini della propria retina, per questo si parla di “eye selfie”.
Vediamo in dettaglio come funziona: il dispositivo emette una luce rossa attraverso dei piccolissimi fori che fanno sì che appaiano 4 piccole luci rosse che formano una losanga. Inizialmente i pazienti vedono le luci come puntini dalla luce fioca, ma appena spostano gli occhi, notano che i puntini diventano più luminosi quando guardano in una determinata direzione. Quando i puntini diventano brillanti, compare una seconda losanga di puntini rossi fiochi all’interno della precedente. La persona sposta nuovamente lo sguardo fino a quando vede tutte e 8 le lucette rosse formare nitidamente una losanga all’interno della precedente.
Le luci funzionano un po’ come un tiro con l’arco di natura ottica, con una nona luce al centro delle due losanghe che funge da centro del bersaglio. La retina del paziente deve essere perfettamente allineata con la luce centrale per poter ricavare una foto retinica nitida. Non è semplicissimo, ma con circa 10 minuti di pratica la maggior parte delle persone è in condizione di schiacciare il bottone proprio nel momento in cui vede le 9 luci e di ottenere un’immagine idonea per poter essere analizzata. Al momento attuale l’analisi delle immagini retiniche rimane una competenza esclusiva del medico, ma è in corso di sviluppo un software in grado di analizzare la colorazione, la forma dei vasi sanguigni ed altri elementi rilevati nella retina che possono essere utili per determinare le condizioni di salute dei pazienti ed elaborare l’informazione nel corso del tempo. Con un sistema del genere sarebbe possibile alle persone monitorare la propria condizione di salute e, quando vengono ravvisati i primi segni che qualcosa non va, recarsi tempestivamente dal medico per una visita approfondita.
La notizia è stata già anticipata da “The Economist” del 13 giugno 2015 e presto sarà pubblicata in Association of Computing Machinery Transactions on Graphics.

Per aggiornamenti su questo progetto potete visitare il sito http://web.media.mit.edu/~tswedish/projects/eyeSelfie.html

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile