La European Dry Eye Society è la nuova nata nel panorama delle società scientifiche che si occupano di Dry Eye. Ci racconta la sua storia e le sue peculiarità un testimonial d'eccezione: il Prof. José M. Benítez del Castillo.
Dove è nata l’idea di creare una specifica società per il Dry Eye? Come avete avviato il progetto?
L’idea è venuta ad un gruppo di oculisti europei, specialisti in Dry Eye, consapevoli della mancanza di uno specifico punto di vista degli oculisti europei sulla malattia da Dry Eye. Nel mondo occidentale noi abbiamo fatto nostra l’idea di TFOS, ma si tratta di un punto di vista a carattere prevalentemente globale, mentre in Oriente hanno una loro specifica società, ADES, che è portavoce della loro idea di cosa sia il Dry Eye. È proprio per questa ragione che noi abbiamo considerato la posizione europea non adeguatamente rappresentata, dal momento che in Europa ci sono realtà differenti da quelle di Stati Uniti ed Asia. Così abbiamo ritenuto necessario far presente questa realtà.
Inoltre, in paesi come gli Stati Uniti, la posizione dell’optometrista è fondamentale, mentre in Europa, con l’eccezione del Regno Unito, gli optometristi non hanno competenze riconosciute in tema di Dry Eye, che è un ambito riservato agli Oculisti.
Anche i mercati sono differenti, poiché in ciascuna area si ha accesso a trattamenti e prodotti medicinali differenti.
In breve lo scopo è: dare voce ai tanti colleghi che non sono parte di TFOS, ma che sanno molto del Dry Eye e hanno molto da dire, qui in Europa.
Il 18 e 19 giugno si è tenuto a Parigi il primo congresso di EuDes, in forma ibrida (in presenza e da remoto). Come è stata questa prima esperienza?
La verità è che abbiamo ricevuto un gran supporto dai nostri colleghi, molti dei quali avevano già aderito alla società e anche dalle aziende private, per cui siamo davvero soddisfatti del risultato.
La nostra idea iniziale era di far svolgere l’evento in presenza, ma data la situazione attuale, il congresso è stato prevalentemente virtuale, sebbene il comitato direttivo e alcuni colleghi parigini abbiano partecipato in presenza. Tutte le presentazioni erano accessibili dal sito web della società per tutti gli oculisti partner.
Ad ogni modo, dal momento che il congresso ha avuto un gran successo, siamo pronti ad organizzare l’evento del prossimo anno, che si svolgerà nuovamente a Parigi, in presenza, mentre le sedi dei congressi del 2023 e del 2024 saranno rispettivamente Italia e Spagna.
Come vede il futuro delle diverse forme di Dry Eye e del loro trattamento?
Una delle cose che io vedo nitidamente è che attualmente tutti noi ci siamo focalizzati sulla classificazione del Dry Eye fornita da TFOS, cioè Dry Eye evaporativo o da scarsa componente acquosa (“aquedeficient”), quando in Asia ad esempio esiste un’altra tipologia di Dry Eye che è da scarsa componente mucosa (“mucodeficient”). Questa classificazione è da tenere in mente perché in Europa attualmente non disponiamo di alcun trattamento per questo tipo di Dry Eye.
D’altra parte, è molto importante rendere accessibili le informazioni sul Dry Eye agli oculisti generalisti, in modo che lo conoscano, se ne interessino e si determinino maggiori opportunità di diagnosi. Inoltre, ci rendiamo conto che ci sono sempre più strumenti per trattare la forma più comune di Dry Eye, quella evaporativa dovuta alla disfunzione delle ghiandole di Meibomio, e che abbiamo bisogno di più trattamenti farmacologici, che siano farmaci e non solo dispositivi medici.
Infine, è importante informare tutti gli oculisti generalisti e le autorità sanitarie dell’importanza del Dry Eye. Ci sono pazienti che non diventano ciechi, ma hanno una qualità di vita scadente, e io credo che le autorità sanitarie dovrebbero assicurare a questi pazienti l’accesso a trattamenti di qualità, dal momento che il loro utilizzo è cronico e al momento attuale devono pagarli di tasca propria. Si tratta di pazienti in genere non adeguatamente valutati nel loro ambiente, nel loro lavoro e da parte delle autorità sanitarie.
Prof. José M. Benítez del Castillo Sánchez
Professore di Oftalmologia presso l’Università Complutense di Madrid e Direttore della Unità di Superficie e Infiammazione Oculare (USIO) e presso l’Ospedale Clínico San Carlos, il Prof. Del Castillo vanta un’ampia esperienza clinica ed è specializzato nel trattamento medico e chirurgico delle patologie della cornea e della superficie oculare, nella gestione di pazienti affetti da occhio secco, disfunzione delle ghiandole di Meibomio, allergia e uveite.
Ha al suo attivo innumerevoli premi e pubblicazioni su riviste ad alto impatto scientifico.
Membro di numerose società scientifiche, è componente, insieme ai Proff. Christophe Baudouin, Elisabeth Messmer e Maurizio Rolando del Comitato esecutivo di EuDes www.dryeye-society.com
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile