Cosa sapere e come comportarsi è fondamentale per gestire al meglio sia la fase di emergenza e che il graduale ritorno alla normalità.
SARS-CoV-2
SARS-CoV-2 è un virus RNA a filamento positivo, appartenente alla famiglia dei Coronavirus, così denominati per il tipico aspetto a corona, visibile al microscopio elettronico. Dai dati relativi all’andamento della pandemia, sappiamo che è altamente trasmissibile e presenta un alto tasso di mortalità, specie negli anziani e in coloro che presentano co-morbilità, quali immunosoppressione, patologie respiratorie e diabete mellito.
L’infezione determinata dal SARS-CoV-2 è stata denominata COVID-19, acronimo che deriva da COrona VIrus Disease – 2019.
La ricerca scientifica sta lavorando a ritmi frenetici per trovare terapie efficaci per contrastare l’infezione e soprattutto un vaccino per prevenirla.
Ma qual è lo stadio delle conoscenze e quali sono le modalità più corrette per gestire i pazienti in ambito oculistico?
Implicazioni oculari del COVID-19
I dati pubblicati in report e articoli dimostrano che SARS-CoV-2 può causare congiuntivite, sia come primo segno di infezione, che in corso di ospedalizzazione per forme severe di patologia da COVID-19.
Si tratta in genere di una forma lieve di congiuntivite follicolare, difficile da distinguere da altre infiammazioni congiuntivali causate da virus e che colpisce il più delle volte un solo occhio, provocando un tenue rossore e la sensazione di corpo estraneo. Si presenta di solito anche il rigonfiamento del linfonodo omolaterale all’attaccatura della mandibola.
È, dunque, possibile che il SARS-CoV-2 venga trasmesso alla congiuntiva per aerosol o attraverso il contatto delle mani con gli occhi.
La presenza dell’RNA del SARS-CoV-2 è stata dimostrata anche nel fluido lacrimale e nelle secrezioni oculari dei pazienti positivi al virus.
Questa importante scoperta è stata annunciata sulla rivista Annals of Internal Medicine dai ricercatori dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma.
I ricercatori sono riusciti a isolare il virus, partendo da un tampone oculare prelevato tre giorni dopo il ricovero da una paziente positiva al virus, ricoverata presso l’ospedale Spallanzani alla fine di gennaio e che presentava una congiuntivite bilaterale, dimostrando così che esso, oltre che nell’apparato respiratorio, è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive.
La ricerca dello Spallanzani ha evidenziato la prolungata persistenza del Sars-CoV-2 nell’apparato oculare, anche quando i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus: i campioni respiratori della paziente, infatti, a tre settimane dal ricovero risultavano ormai negativi, mentre il campione oculare era ancora debolmente positivo sino a 27 giorni dal ricovero.
Si tratta di un dato molto importante, che infatti è stato ufficialmente divulgato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le importanti ricadute sul piano della salute pubblica in quanto dimostra che l’apparato oculare costituisce una potenziale via di contagio.
Le regole-base in laboratorio
– Agenti disinfettanti: SARS-CoV-2 è sensibile ai disinfettanti a base di alcool (in soluzione ad almeno il 70%) e candeggina (diluita), comunemente utilizzati dagli oculisti per disinfettare gli strumenti oftalmici e gli arredi da laboratorio. Si raccomanda, dunque, prima e dopo ciascuna visita di mettere in atto le pratiche di disinfezione già in uso per prevenire la diffusione di altri patogeni di natura virale.
È dunque necessario:
- disinfettare integralmente il laboratorio e gli strumenti dopo ogni visita.
- Indossare guanti monouso quando si puliscono e disinfettano le superfici, eliminare i guanti dopo un unico utilizzo.
– Tutti i pazienti sono da trattare con cautela: in questa fase della pandemia da COVID-19, praticamente ogni paziente che viene sottoposto a visita oculistica potrebbe essere stato infettato dal SARS-CoV-2, indipendentemente dalla presenza di una diagnosi, di fattori di rischio, dalle ragioni della visita o dalla collocazione geografica.
DPI per uso oftalmico
La necessità di una adeguata protezione di bocca, naso e occhi nel corso della pratica oculistica è supportata dai decessi per COVID di oculisti e otorinolaringoiatri in Cina e in Italia, dai nuovi dati sulla contaminazione ambientale da parte del virus e dalla crescente consapevolezza della diffusione dell’infezione da parte di persone asintomatiche o pre-sintomatiche.
Inoltre, alla luce delle recenti scoperte relative alla presenza e persistenza del virus nel fluido lacrimale, quando si visitano o si sottopongono a trattamenti terapeutici pazienti potenzialmente affetti da COVID-19 è imprescindibile proteggere bocca e naso con mascherine filtranti per uso sanitario tipo FFP2 e gli occhi con occhiali, visiere protettive o schermi para-fiato).
Gli schemi protettivi para-fiato per lampada a fessura in questa fase vengono forniti gratuitamente da alcuni produttori (tra cui Topcon e Zeiss), a corredo delle apparecchiature.
Rischi oculari di alcune terapie anti-COVID19
Clorochina e idrossiclorochina sono tra i farmaci impiegati per contrastare l’infezione da COVID-19. Tuttavia, una review pubblicata da un gruppo di lavoro della Asia-Pacific Vitreo-Retina Society ha riportato che le dosi giornaliere, proposte in molti studi in corso nel mondo, superano la massima dose giornaliera considerata sicura per la terapia a lungo termine delle malattie reumatiche e di altre patologie croniche (in genere <5mg/kg del peso effettivo per l’idrossiclorochina).
Il rischio di una maculopatia irreversibile per dosi così elevate, somministrate anche per periodi brevi, non è noto.
I pazienti dovrebbero, quindi, essere informati della possibile tossicità maculare prima di iniziare la terapia. Non è chiaro neanche quanto possa essere necessario un esame e/o imaging del fundus al baseline in caso di dosi elevate per un periodo di durata relativamente breve. Ulteriori test diagnostici, come l’ERG, non sono consigliati per questi trattamenti di breve durata, anche perché effettuare questa tipologia di esame nella situazione attuale comporterebbe l’esposizione ad un rischio non necessario di trasmissione del virus. Fino a quando non sarà stata fatta chiarezza sulla tossicità associata ai correnti regimi terapeutici, le decisioni dovrebbero essere assunte su base individuale, prendendo in considerazione ogni pregressa patologia retinica.
Internet e la correttezza delle informazioni
Online vengono pubblicate continuamente notizie, scientifiche e pseudoscientifiche, da fonti non sempre sono affidabili e verificate.
In questo contesto di “emergenza”, anche sul piano della qualità dell’informazione, vi segnaliamo che l’American Academy of Ophthalmology (AAO) pubblicare una pagina dedicata all’aggiornamento su COVID-19 e alle informazioni rilevanti in oftalmologia https://www.aao.org/headline/alert-important-coronavirus-context
La pagina prevede aggiornamenti costanti, ogni 24 ore.
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile