L’amiloidosi è una malattia rara, che si presenta in più forme e che nella forma familiare da transtiretina può determinare problemi oculari.
Tutti tipi di amiloidosi sono dovuti a proteine che assumono una configurazione anomala e formano fibrille amiloidi, che si accumulano in vari tessuti e organi e non possono essere facilmente degradate dall’organismo. Questi depositi interferiscono con la normale funzionalità dell’organo in cui si trovano e in base al sito di accumulo possono determinare condizioni patologiche, sia sistemiche che localizzate, quando interessano un solo organo o tessuto. La gravità della patologia dipende proprio dagli organi interessati dai depositi di amiloide.
L’amiloidosi compare generalmente in soggetti di mezza età e oltre, ma può anche manifestarsi tra i 30 e i 40 anni, o addirittura prima. A seconda della parte del corpo colpita, i depositi di amiloide possono causare perdita di peso, affaticamento, respiro affannoso, capogiri mentre si è in piedi, gonfiore delle caviglie e delle gambe, intorpidimento e formicolio a mani e piedi, attacchi alterni di stipsi e diarrea e la rapida sensazione di sazietà dopo mangiato. Inoltre, se un/una paziente tende a sviluppare lividi facilmente, specie attorno agli occhi (porpora periorbitale), è molto probabile che la causa sia l’amiloidosi.
Tra i pazienti con amiloidosi familiare, la mutazione nella proteina transtiretina (TTR) rappresenta il tipo più comune ed è stato notato che i pazienti con amiloidosi TTR presentano spesso un coinvolgimento oculare, specialmente a livello del vitreo.
I ricercatori dei dipartimenti di Oftalmologia, in partnership con quelli del dipartimento di Ematologia, della Mayo Clinic di Rochester(Minnesota, USA) hanno realizzato un interessante studio, Ocular Manifestations of Familial Transthyretin Amyloidosis in cui è stata presentata una analisi dei tipi e della frequenza delle manifestazioni oculari nell’amiloidosi TTR.
Sono stati arruolati 263 pazienti con diagnosi di amiloidosi da transtiretina, con follow up tra il 1970 e il 2014. I 54 pazienti che hanno sviluppato problemi oculari sono stati sottoposti a visita oculistica completa in media ogni 4,25 mesi dopo l’esordio dei sintomi sistemici. La maggior parte dei pazienti con sintomi oculari erano donne e, a livello clinico, il problema più frequente era un significativo deterioramento della acuità visiva rispetto alla fase precedente al manifestarsi dell’amiloidosi. Tra le problematiche oculari sono stati riportati: vitreo amiloide, cheratite neurotrofica, formazione di neovasi retinici e glaucoma. Le tipologie di glaucoma andavano dal POAG (glaucoma primario ad angolo aperto) alle forme esfoliante e neovascolare (in seguito all’occlusione della vena retinica centrale da depositi di fibre amiloidi).
Per 10 pazienti è necessario ricorrere a vitrectomia per amiloidosi del vitreo visivamente significativa, con miglioramento significativo della acuità visiva da un valore basale logMAR 0.70 (equivalente di Snellen 20/100 ) a logMAR 0.05 ( equivalente di Snellen circa 20/20 ), P=0.003.
Da un punto di vista eziologico sono state associate all’amiloidosi vitrea tre mutazioni TTR, Glu89Lys, Gly47Arg e Gly6Ser omozigote, non-descritte in precedenza.
Proprio in tema di amiloidosi, la ricerca italiana è recentemente emersa in ambito europeo con due studi realizzati dal Centro per lo studio e la cura delle amiloidosi sistemiche della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo. Il primo studio, pubblicato su Circulation, ha identificato una nuova forma ereditaria di amiloidosi, causata da una mutazione nel gene Apoa1. Questa mutazione provoca la deposizione di fibrille amiloidi formate dalla proteina apolipoproteina A-I in diversi organi. Scoperta di particolare rilievo è che questa rara forma di amiloidosi può mimare altre varianti più comuni, mettendo in discussione gli attuali algoritmi diagnostici.
Il secondo studio, “Predictors of Early Death in Patients With Wild-Type Transthyretin Cardiac Amyloidosis. pubblicato sul Journal of the American Heart Association”, si è concentrato sull’amiloidosi da transtiretina wild-type. La ricerca ha individuato alcune caratteristiche cliniche chiave alla diagnosi, quali l’età, i livelli di biomarcatori cardiaci e definito una scala di fragilità. L’insieme di questi dati consente, tra l’altro, di identificare i pazienti a maggior rischio di morte precoce.
Si tratta di risultati sperimentali importanti, in quanto possono consentire di ottimizzare le risorse cliniche e terapeutiche disponibili e garantire che i trattamenti farmacologici siano indirizzati ai pazienti con maggiori probabilità di trarne beneficio ed evidenziano il ruolo centrale della ricerca traslazionale, in cui il nostro paese presenta punte di eccellenza per migliorare l’accuratezza diagnostica e l’efficacia terapeutica in patologie complesse e spesso sotto-diagnosticate
- Reynolds MM, Veverka KK, Gertz MA, et al. Ocular Manifestations of Familial Transthyretin Amyloidosis. Am J Ophthalmol. 2017 Nov;183:156-162. doi: 10.1016/j.ajo.2017.09.001. Epub 2017 Sep 11. PMID: 28911993.
- Milani P, Sanna GD, Mussinelli R, et al. Predictors of Early Death in Patients With Wild-Type Transthyretin Cardiac Amyloidosis. J Am Heart Assoc. 2025 Jan 7;14(1):e036755. doi: 10.1161/JAHA.124.036755. Epub 2024 Dec 24. PMID: 39719432.