Il dottor Mario Angi, Professore aggregato in Oftalmologia al Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, ci presenta CBM Italia Onlus, di cui è Presidente dal 2002.
Come operate?
Sosteniamo progetti nei Paesi poveri del Sud del mondo, in cui i bisogni sanitari della popolazione sono quasi totalmente scoperti. Lavoriamo con una unità operativa centrale che pianifica gli interventi, realizzati in collaborazione con Associazioni locali, con la supervisione di responsabili regionali CBM per garantire progetti sostenibili e di sicuro impatto per la popolazione. Un punto qualificante della metodologia di intervento è la formazione di personale locale. Circa la metà del personale oculistico CBM oggi in servizio (5.421 tra oftalmologi ed operatori sanitari) è stato formato in loco con appositi corsi. Appena 15 sono i cooperanti oftalmologi CBM che provengono dai Paesi Occidentali. Questo perché pensiamo che la ricchezza di un Paese nasca dal suo popolo, dando possibilità alla sua gente di svilupparsi e divenire autosufficiente.
Un esempio di progetti nelle aree di maggior bisogno?
Se penso all’Africa, l’Etiopia è il Paese in cui abbiamo scelto di intervenire sin dall’inizio perché si tratta di una delle regioni al mondo con la maggiore prevalenza di cecità, ed è nel contempo un paese splendido, ricco di tradizioni e caro alla memoria degli Italiani.
Sono numerosi i progetti CBM in Etiopia. Ne cito due. A Wolisso il reparto oculistico dell’ospedale St. Luke offre assistenza oftalmica in un’area disagiata. CBM Italia ha realizzato quest’anno l’ampliamento del reparto oculistico (fondato nel 2003), ed un programma di missioni oculistiche mobili per operare anche le persone che vivono in villaggi lontani. Il servizio raggiunge ogni anno un maggior numero di beneficiari: nel 2011 sono state operate 2.470 persone; l’anno successivo, 3.158. Nel 2012 sono state visitate oltre 16.000 persone affette da patologie visive. Bambini, donne e uomini cui è stata data una migliore possibilità di studio, di lavoro, di sviluppo.
Una nuova sfida è la costruzione di un grande asilo nella città di Nazareth, con le Suore Francescane di Nostra Signora, partner con cui collaboriamo dal 2001. L’asilo sarà intitolato a Sant’Antonio, ed accoglierà bambini normali insieme a bambini affetti da disabilità visive e fisiche. I bambini, grazie ad insegnanti appositamente preparate, potranno imparare chi l’alfabeto amarico, chi l’alfabeto braille e le conoscenze necessarie per essere ammessi alla scuola primaria. L’asilo sarà la porta di ingresso per permettere un inserimento sociale dei bambini provenienti dal campo profughi.
Cosa le offre una esperienza di cooperazione?
Le mie missioni sono oggi brevi e intense: tre, quattro settimane all’anno: le ferie. Negli anni, il mio ruolo è progressivamente cambiato. Ricordo che – quando ero giovane ricercatore a Yale – circolava goliardicamente questo aforisma “Chi non può (sottointeso: operare), insegna, chi non può insegnare, amministra”. Io oggi… amministro! Sono passati gli anni eroici della chirurgia praticata in prima persona. Non perché non ne abbia occasione o non ce ne sia bisogno, anzi. Ma invecchiando (ho compiuto 60 anni), ho capito che c’è un tempo per ogni cosa, che posso fare più del bene oggi come amministratore che come chirurgo. Incontro autorità, vescovi, colleghi, chiedo permessi, finanziamenti, creo relazioni. Devo dire che le emozioni e le soddisfazioni non diminuiscono, anzi aumentano. Ogni volta che torno da una missione in Etiopia o nella Repubblica Democratica del Congo, si aggiunge sempre qualche nuovo incontro significativo. Un bellissimo proverbio africano dice “Chi è un ricco? Chi ha molti amici”. I problemi e le difficoltà che si incontrano a lavorare in Paesi poveri sono tanti, ma ogni progetto di lotta alla cecità portato a compimento con CBM dà una gioia immensa: più impegno ci chiede, più soddisfazione poi dà. Considero un privilegio investire le mie energie per questa causa.
Qual è il suo sogno?
Sono tanti… Coinvolgere altri colleghi ed insieme creare una cooperazione oculistica italiana ben coordinata ed in linea con le direttive dell’OMS, di cui poter essere fieri. Aiutare le nuove generazioni di oculisti, sia in Italia che nei Paesi poveri. Identificare e curare i difetti visivi prevenibili nei bambini. Creare tecnologie semplici da utilizzare ed economiche da mettere a disposizione per la lotta alla cecità.
Per saperne di più visitate il sito www.cbmitalia.org
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile