Lo strabismo, cioè il disallineamento degli assi visivi degli occhi, è una patologia abbastanza comune che colpisce fino al 4% della popolazione.
La forma di strabismo più diffusa tra i bambini è quello concomitante, caratterizzato da un angolo di deviazione dei due occhi più o meno costante in tutte le direzioni dello sguardo, questo è prevalentemente convergente (esotropia) piuttosto che divergente (exotropia).
Lo strabismo concomitante è associato ad una scarsa visione binoculare ed ambliopia, e può influenzare le normali interazioni interpersonali portando a scarsa autostima, ansia sociale, fobie e limitate possibilità di impiego con, sottili ma rilevanti, perdite di produttività della popolazione. Gli occhiali e la chirurgia sono i trattamenti standard per lo strabismo concomitante, ma molti pazienti necessitano di più procedure nel corso della loro vita. In ogni caso, i trattamenti non affrontano le cause profonde dello strabismo, che gli esperti ritengono siano neurologiche.
La patogenesi dello strabismo concomitante rimane in gran parte sconosciuta, e diverse teorie, spesso opposte, sono state formulate per spiegare la forma infantile di esotropia. Esiste sicuramente una significativa componente ereditaria alla base dello strabismo concomitante, il clustering familiare è stato infatti descritto, già nel 400 a.C. circa, da Ippocrate, e confermato da studi più moderni condotti su famiglie e gemelli. È stato stimato che il rischio relativo per i parenti di primo grado di un probando affetto da strabismo è circa tra 3 e 5; l’ereditarietà rimane significativa anche dopo la correzione per i fattori di rischio ambientale.
Un lavoro, pubblicato recentemente su Investigative Ophthalmology & Visual Science, ha focalizzato l’attenzione sull’esotropia indagando le varianti genetiche che conferiscono maggiore suscettibilità a questa forma di strabismo, che si ritiene sia ereditata come un tratto complesso e che ha la sua più alta incidenza nelle popolazioni europee.
Lo studio ha arruolato circa 1.200 pazienti, statunitensi di discendenza europea bianca e per la maggior parte visitati al Boston Children’s Hospital. I ricercatori hanno condotto su questi pazienti uno studio di associazione genome-wide (GWAS), mai usato in precedenza per indagare sull’esotropia. La GWAS, una tecnica relativamente recente, indaga i genomi di coorte o grandi popolazioni utilizzando noti marcatori genetici come gli SNP (Single Nucleotide Polymorphism). Questo tipo di analisi può essere utile per rilevare varianti genetiche che influenzano tratti comuni come l’altezza, l’obesità, il diabete o l’ipertensione.
Normalmente i dati ottenuti con GWAS sono dell’ordine di decine di centinaia di risultati, l’analisi sull’esotropia condotta in questo studio ne ha prodotto invece solo uno. È stata evidenziata infatti un’associazione dell’esotropia con un singolo polimorfismo, differentemente metilato, sito all’interno dell’introne 1 (regione genetica non codificante) del gene WRB (tryptophan rich basic protein) situato sul cromosoma 21. WRB è un gene “imprinted”, cioè la sua espressione varia a seconda del genitore da cui lo si eredita. In tal senso, lo studio ha evidenziato una distorsione statisticamente significativa verso l’eredità paterna, cioè i pazienti con strabismo avevano più probabilità di avere ereditato la variante genetica di WRB dal padre. Inoltre, WRB è localizzato sul cromosoma 21, ed i bambini con trisomia 21 (o sindrome di Down) hanno una maggiore incidenza di strabismo, una connessione questa, ritenuta interessante dai ricercatori.
Nonostante sia difficile al momento stabilire il preciso ruolo di WRB nello strabismo, questo primo studio di associazione genome-wide (GWAS) suggerisce il coinvolgimento nell’insorgenza di esotropia di un effetto di ereditarietà di tipo “genitore di origine”. Per replicare ed estendere questi risultati, e fornire informazioni sui meccanismi fisiopatologici alla base dello strabismo concomitante sono comunque necessari analisi di ulteriori popolazioni.
Fonti:
-Genome-Wide Association Study Identifies a Susceptibility Locus for Comitant Esotropia and Suggests a Parent-of-Origin Effect. Sherin Shaaban et al. Investigative Opthalmology & Visual Science, 2018; 59 (10).
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile