Biotecnologia e innovazione aprono nuovi orizzonti ai trapianti di cornea
I ricercatori dell’Università inglese di Newcastle sono riusciti in un’impresa che ha dell’incredibile: stampare in 3 D una cornea umana.
Il prof. Che Connon e i dott.ri Steve Swioklo e Abigail Isaacson hanno presentato i risultati del loro lavoro di ricerca in uno studio pubblicato sulla rivista Experimental Eye Research in cui viene descritta la procedura che ha portato a questo interessante risultato.
Per stampare la cornea artificiale hanno utilizzato un bio-inchiostro ottenuto da un mix di cellule staminali umane, provenienti dalla cornea sana di un donatore, addizionato con alginato (un gel derivato dalle alghe) e collagene.
Al momento della stampa il bio-inchiostro è stato emesso dalla stampante 3D, disegnando dei cerchi concentrici che hanno assunto la forma di un epitelio corneale umano in circa 10 minuti.
Il prof. Che Connon ha dichiarato che questo particolare bio-inchiostro, a base di alginato e collagene, è in grado di mantenere in vita le cellule staminali durante il processo necessario a produrre un materiale sufficientemente rigido a mantenere la propria forma, ma abbastanza soffice da poter uscire dagli ugelli della stampante 3D.
Prendendo le misure esatte della cornea del paziente con un bioscan è possibile stampare un epitelio corneale che corrisponda esattamente alle specifiche particolari di quel particolare occhio, per forma e dimensioni.
Questa interessante innovazione tecnologica potrebbe concorrere a rispondere alla necessità di tessuti corneali da impiantare che non riesce tuttora ad essere adeguatamente soddisfatta attraverso le donazioni e costituisce, quindi, un “unmet clinical need”.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che siano circa 10 milioni nel mondo i pazienti che avrebbero necessità di un trapianto di cornea per prevenire la cecità corneale causata da un’infezione da tracoma, a cui bisogna aggiungere altri 4,9 milioni di persone che vanno incontro a compromissione della funzione visiva in seguito a lesioni corneali, dovute a ustioni, lacerazioni, abrasioni o effetti di patologie oculari.
La cornea in 3 D richiede ancora ulteriori test di laboratorio, ma la tecnica potrebbe trovare impiego regolare nella pratica clinica in un tempo stimato dell’ordine dei 5 anni e contribuire, quindi, a rispondere alla crescente domanda di trapianti corneali
Referenze
Isaacson A, Swioklo S, Connon CJ. 3D bioprinting of a corneal stroma equivalent. Exp Eye Res. 2018 May 30;173:188-193.
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile