Oftalmologia e pandemia Covid
Alla luce della diffusione globale di SARS-CoV-2 e del periodo di emergenza globale che stiamo attraversando nasce l’esigenza di comprendere quali sono le implicazioni per gli oftalmologi e le loro pratiche, come essere prudenti e non lasciare che il panico prenda il sopravvento.
L’oftalmologia ha avuto un ruolo singolare in questa pandemia. L’oftalmologo Li Wenliang di Wuhan (34 anni) è morto ed è stato salutato in Cina come un eroe per aver cercato di avvisare le autorità del diffondersi di un nuovo virus e dei suoi pericoli. Inizialmente era stato accusato dall’Ufficio di Pubblica Sicurezza locale di “fare dichiarazioni false” che “disturbavano gravemente l’ordine sociale” e gli fu intimato di smettere.
Da allora ad oggi abbiamo assistito ad un aumento esponenziale di casi di COVID-19 che hanno coinvolto tutto il globo e si è iniziato a fare luce su alcuni aspetti importanti del nuovo coronavirus. Si è compreso, per esempio, che alcuni individui portatori del virus sono asintomatici o lievemente sintomatici, ed in particolare nel campo dell’oftalmologia è ormai noto che la congiuntivite può essere un sintomo della malattia e che gli esami effettuati con lampada a fessura, vista la distanza a cui vengono effettuati, rappresentano un notevole rischio di trasmissione del virus.
SARS-CoV-2 sta cambiando il modo di vedere e gestire molte pratiche mediche oltre che quotidiane, e questo cambiamento potrebbe non essere una modalità passeggera. Bisogna, dunque, imparare a convivere con queste nuove necessità, prendendo in considerazione la implementazione di piani, politiche e procedure per gestire questioni come l’assenza del personale dovuta all’assistenza all’infanzia, a familiari malati, alle interruzioni del trasporto ordinario o alle malattie personali. Bisogna prepararsi ad eventuali carenze di farmaci o di altri prodotti necessari, determinati dall’interruzione delle catene di approvvigionamento globali. Si dovrebbero, inoltre, utilizzare protocolli di disinfezione basati sull’evidenza, isolare gli individui sintomatici e mettere in atto nuovi protocolli di viaggio e di distanziamento sociale. Durante tutto questo, dovremmo essere guidati dalla scienza.
Queste le considerazioni dell’American Academy of Ophthalmology (AAO), esposte dal dal suo CEO Dr David W. Parke II, che conclude dicendo che l’AAC sta gestendo questo delicato periodo mettendo in atto politiche e strategie guidate dalla scienza, cercando di favorire l’aderenza a regole di salute pubblica (quali lavaggio delle mani, autoisolamento in caso di malattia, mantenimento della distanza di sicurezza) e auspica che queste pratiche siano supportate e rafforzate da tutti gli oftalmologi.
Fonte:
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile